"L’individuo cambia soltanto quando cambia la coscienza. La virtù non può essere imposta.
Tutte le religioni hanno tentato di cambiare l’uomo ma non ci sono riuscite. Se ci fossero riuscite, non avremmo tanta crudeltà, guerre e odio. Dobbiamo quindi prendere in considerazione come mai le religioni non sono riuscite a trasformare l’uomo e imparare da questo. Tutte le religioni hanno indicato un sentiero, una serie di virtù da praticare, dei vizi da evitare.
Mettere in pratica le virtù non altera di per sé la coscienza dell’uomo. Praticare deliberatamente, intenzionalmente azioni gentili non produce la gentilezza della propria coscienza, diventa un’altra acquisizione, un’altra meta nella vita, un altro metodo per ricercare la propria soddisfazione. La gentilezza del cuore invece si esprime spontaneamente in ogni pensiero, in ogni parola e in ogni azione.
Similmente non si può praticare la non violenza, finché si è aggressivi, finché si odia e finché si è violenti interiormente. La non violenza diventa solo una facciata, un’esteriorità ipocrita, una fredda e calcolata commedia. E’ soltanto osservando le cause della violenza ed eliminandole che la violenza finirà. Così la virtù non può essere né praticata né coltivata. E’ uno stato mentale, uno stato della coscienza che sopraggiunge quando c’è la conoscenza di sé, la comprensione, la chiarezza e la visione intuitiva.
Non può essere acquisita con uno sforzo di volontà, richiede ‘insight’. E l’insight giunge con l’osservazione, con la riflessione e con la consapevolezza sensibile. E’ la percezione della verità che libera la coscienza dalla sua ignoranza e dalle sue illusioni; è l’ignoranza che genera il disordine della psiche. La bontà deve essere spontanea, altrimenti non è bontà.
Qualsiasi cambiamento nella condotta esteriore dell’uomo, generato dalla paura, dall’imposizione, dal conformismo, dall’imitazione e dalla propaganda, non costituisce un vero cambiamento nella nostra coscienza. Ed è perciò superficiale e contrastante.
La Verità, la liberazione e l’illuminazione non possono dipendere da un altro. Da tempo immemorabile l’uomo dipende da un Guru, da una religione o da un libro per conoscere il proprio cammino.
Ognuno deve pervenire alla verità da se stesso. Le nostre esperienze, le tradizioni della nostra cultura e della nostra religione non trovano la vera risposta ad alcuna seria questione. Le nostre credenze, le nostre opinioni, conclusioni e pregiudizi, ci impediscono di vedere le cose nella loro vera prospettiva poiché colorano la nostra visione.
Dobbiamo renderci conto di ciò e dubitare di qualsiasi opinione, qualsiasi conclusione che ci venga alla mente poiché ciò non rappresenta la verità. E’ quando si indaga in se stessi per ricercare la verità e non semplicemente per ricercare soddisfazioni che potremo apprendere, in un costante stato di ricerca e di dubbio, senza cercare di arrivare.
Quel che possiamo ricevere da un altro è un pensiero, una domanda, ma l’esplorazione deve essere propria. Finché da voi stessi non pervenite alla verità, la verità è soltanto una descrizione.
L’uomo spesso confonde il simbolo, la parola e il concetto con la cosa reale. Vero cristiano è colui che vive secondo il sermone della montagna (e voi potete farlo se avete la coscienza del Cristo) e non l’uomo che va in chiesa e ne adempie i riti. Tutte le chiese, tutte le religioni organizzate sono solamente riuscite a ridurre la grande verità semplicemente a un sistema, a un simbolo, a un rito.
Qualsiasi organizzazione che tenta di propagare la verità con la fede, ortodossia o propaganda, serve soltanto a condizionare ulteriormente la mente dell’individuo e a renderlo schiavo. Una significativa ricerca richiede libertà dalle credenze, dai pregiudizi, dalle conclusioni e dai condizionamenti. Ciò richiede una profonda conoscenza di se stessi. La verità non può essere organizzata e diffusa, le organizzazioni che cercano di fare questo non hanno valore.
La comprensione intellettuale non è vera comprensione.
Spesso una risposta intellettuale soddisfa le nostre domande e ciò pone fine alla nostra ricerca. Quando ciò accade, la comprensione intellettuale è un ostacolo alla scoperta della verità. La verità è molto più profonda della logica e della ragione e la risposta intellettuale non è una risposta completa. La comprensione intellettuale può servire soprattutto a qualcosa di superficiale.
La comprensione può essere confermata dai libri o da parte di altri, ma è solo un modello di pensiero, parte della memoria, da non confondere con la realizzazione della verità di qualcosa. Così, se la comprensione intellettuale è limitata, allora cos’è che rivela la verità? Si deve osservare noi stessi come fa uno scienziato quando osserva un fenomeno che gli interessa; non vuol cambiarlo, l’osserva senza scegliere, senza far sì che le sue scelte interferiscano con quello che osserva.
Quando osserviamo noi stessi in quello stesso modo, con passiva consapevolezza, senza formare una frettolosa opinione o una conclusione, agendo con pazienza e con scetticismo, soltanto allora potremo scoprire cosa è vero e cosa è falso e il falso cadrà da solo senza alcuno sforzo di volontà. Allora l’ignoranza si dissolverà alla luce della comprensione. Senza questo obiettivo e senza l’appassionata, autentica ricerca delle nostre conclusioni, fedi, attaccamenti, desideri e motivazioni, ha poco significato identificarsi a un gruppo, a una teoria, a una fede e a un giudizio."
Jiddu krishnamurti