Lo Staff di Nibiru2012 vuole proporvi un articolo su forse il più intrigante dei cover up archeologici di questo secolo. Buona lettura!

 

Tratto da Nexus Magazine di Marco Zagni

Fonte : www.nexusitalia.com

Non é tanto perché noi di Nexus avessimo avuto bisogno di ulteriori conferme, quanto piuttosto per una necessità di rendere partecipi i nostri lettori di incredibili realtà che scorrono sotto i nostri occhi quando si va a scavare un poco più a fondo nel pozzo del "debunking" archeologico, che ritengo fondamentale far sapere a tutti queste notizie.
Pochi giorni dopo avere assistito al primo convegno della nostra rivista (il 24 novembre scorso a Montegrotto Terme) stavo dando un'occhiata alle prime pagine di un libro non recente che avevo comprato per quattro soldi. Dopo pochi minuti di lettura, all'improvviso saltai letteralmente sulla sedia, leggendo questa nota: "Il 30 gennaio 1929, il professor Reisner, docente di egittologia all'Università di Harvard, comunicò alle sue autorità di Harvard e di Boston, di avere trovato la tomba di Menesse (Menes, considerato il primo faraone dell'epoca storica dall'egittologia ufficiale, nda) nel Tempio del Sole, sottoposto alla colossale Sfinge di Giza".

Mappa sfinge

I motivi per cui ero rimasto colpito erano diversi: in primo luogo perché proprio in quel periodo stavo leggendo con interesse, ma anche con un briciolo di delusione perché, in fondo, era un poco inconcludente, l'ultima fatica libraria del mitico Robert Bauval che riguarda proprio argomenti strettamente attinenti alla nota in questione.

In aggiunta, l'appunto era così preciso e circostanziato che rifletteva senz'altro un'informazione letta da qualche quotidiano o da qualche rapporto. Il fatto, era, come appurai in seguito, che il volumetto che avevo comprato non era altro che la riedizione del saggio: "Il processo all'Atlantide di Platone", dell'autore Gennaro D'Amato, pubblicato nel 1930, in piena epoca fascista.

Indipendentemente dal periodo, un testo molto ben fatto, molto preciso, che regge ancora oggi anche ai lettori più esigenti. In sostanza, con questa nota si rendeva di dominio pubblico che un egittologo americano, tale Reisner, docente ad Harvard (e per me laureato in economia alla Bocconi, Harvard ha sempre rappresentato il massimo delle Università: la "Facoltà" per eccellenza), informava le autorità statunitensi dell'esistenza della tomba del 10 faraone Menes, trovata all'interno di un tempio (chiamato da Reisner "Tempio del Sole"), che si trova sotto la Grande Sfinge di Giza.

C'era da farsi venire un infarto. Ma come! Proprio quello che tutti gli egittologi ortodossi a partire dalla notte dei tempi fino ad arrivare all'incredibile Zahi Hawass hanno sempre negato, e cioè l'esistenza di un tempio o di "camere segrete" sotto la Sfinge, il Praf. Reisner l'aveva reso noto già 70 anni fa? E non se ne era più parlato? Tutto sparito? Tutto nascosto? Ma chi era poi questo Reisner? E allora che fare?

Era necessario indagare. E così ho fatto. Iniziamo allora con il "Prof. Reisner", che altri non é che il Praf. George Andrew Reisner (Indianapolis, Usa , 1867 – Giza, Egitto, 1942 ), considerato dagli stessi americani come uno dei più importanti egittologi fondatori della moderna ricerca archeologica. Tanto per intendersi un personaggio che, a partire dal 1903 e fino alla sua morte nel 1942, in piena Seconda Guerra Mondiale, non aveva fatto altro che studiare e scavare le tombe dell'Antico Regno Egizio e a passare gran parte della sua vita nella piana di Giza.

Un grande studioso, le cui ricerche erano sempre state finanziate dall'Università di Harvard e dal Museum of Fine Arts di Boston, lo scopritore della camera sotterranea della regina Hetep-Heres, la madre del grande faraone Cheope. Un grande archeologo, insomma. Naturalmente, leggendo le informazioni che riguardavano la sua vita, non trovai nemmeno un accenno riguardante l'episodio della sua dichiarazione del 30 gennaio 1929 sul tempio sotterraneo alla Sfinge.

In più, guardando le sue pubblicazioni scientifiche, notai che esisteva un "buco" di 8 anni, dal 1926 al 1933, in cui pareva non avesse scritto più nulla di interessante. Possibile? Andai ancora più a fondo.
Sostanzialmente pensavo: "Va bene, non si può scrivere sempre, e non credo che in seguito gli abbiano fatto sparire carte e documenti relativi agli studi e agli scavi sulla Sfinge ma, in ogni caso, chi o quale istituzione deteneva ora tutti gli archivi di Reisner?". Cercai ancora ed arrivai ad una risposta molto sconfortante: il Museo Semitico della Harvard University ed in particolare il Or. Mark Lehner il quale, proprio in questo periodo stava allestendo una mostra con parecchio materiale del defunto Reisner. Mostra dal titolo: "La Sfinge e le Piramidi-100 anni di archeologia americana a Giza". Mark Lehner! 

La mia ricerca é finita prima ancora di incominciare!, pensai subito. Ma certo, come molti lettori sapranno, Lehner é l'<<amico>> di Zahi Hawass, e cioé lo studioso che, partito in pompa magna dagli Usa a metà degli anni '70 con l'appoggio della Fondazione Cayce per cercare prove dell'arrivo degli Atlantidi in Egitto, fece poi un clamoroso voltafaccia negli anni successivi per diventare uno dei più duri e puri egittologi ortodossi che esistano. Se veramente Reisner aveva del materiale che dimostrava l'esistenza di un tempio o di una camera segreta sotto la Sfinge, questa documentazione non poteva finire in mani peggiori.

Fine della storia per ora, anche se ho intenzione di indagare più a fondo appena ne avrò il tempo necessario: se D'Amato aveva letto la notizia su qualche giornale bisognerà riuscire a riesumare i quotidiani dell'epoca fascista. Ma ora proseguiamo su altri argomenti, anche se strettamente attinenti. Come avrete senz'altro compreso, il problema archeologico é ormai una faccenda sempre più connessa al rilascio o meno delle informazioni ivi pertinenti ed alle reticenze volute o inconsapevoli ( il più delle volte volute). Siamo stati accusati spesso di scagliarci contro l'archeologia ufficiale senza ricordare mai il lavoro eccezionale che gli archeologi hanno svolto fino ad ora.

Questo é assolutamente inesatto e senz'altro, per esempio, approviamo con entusiasmo quello che l'archeologia sta preparando per verificare con certezza quello che è stato trovato a 700 metri di profondità al largo di Cuba.

Il punto é che uno studio archeologico nuovo, aperto verso nuove frontiere e non più elitario ci interessa. Un'archeologia fissata su considerazioni, paletti e steccati vecchi di due secoli non ci interessa affatto: ci sono altre riviste in Italia che si preoccupano di fare del negazionismo archeologico la loro bandiera. Basta andare in edicola e comprarsele.
Per farvi comprendere esattamente il nostro pensiero ci occuperemo infatti del Colonnello Jamés Churchward e del suo libro "Mu: il continente perduto", il primo vero libro che nel mondo ha poi dato origine alla corrente culturale chiamata Archeologia Misteriosa o di Frontiera, nella quale ci rispecchiamo. Come vedrete, cadranno sotto il nostro fendente immaginario non solo gli archeologi ortodossi, questo é normale, ma anche alcuni nostri autorevoli colleghi, e questo dispiace non poco.

La prima edizione del libro fu pubblicata nel 1926 nel Regno Unito, primo libro di una fortunata saga di ben 5 libri sempre sullo stesso argomento: la perduta civiltà del Pacifico di Mu. Una prima cosa da dire, molto importante é che gli studi di Churchward risalgono già alla seconda metà del 19° secolo: parliamo quindi di più di 100 anni fa e pertanto é necessario, leggendo il Iibro, avere una mentalità un poco aperta e chiudere un occhio riguardo, per esempio, a certe interpretazioni un poco colonialiste e un po' vecchia Inghilterra, società alla quale, nel bene e nel male, il Colonnello Churchward apparteneva. Ma al di fuori di certe fantasie esoteriste ed un poco occultiste, lo stile Società Teosofica del tempo, che tanto avevano avuto successo in quel periodo, il testo é validissimo anche oggi per quanto riguarda l'ipotesi di una civiltà dell'epoca glaciale esistente nell'area degli oceani australi Indiano e Pacifico (Lemuria-Mu), e fu, in concomitanza di recenti studi scientifici oceanici in quella vasta area, clamorosamente profetico.

Bene, nonostante questo, vi posso garantire che il testo di Churchward è non solo uno dei libri più vituperati dall'archeologia ufficiale (e questo non è una novità) , ma anche uno degli studi più dimenticati nelle bibliografie degli autori di archeologia di frontiera più di successo di questi ultimi anni. Insomma, tutti si sono dimenticati di Churchward, prendendogli a prestito molte intriganti ipotesi e togliendogli invece il giusto merito che gli spetta. Vediamone alcuni esempi.
Cominciamo, come deve essere con il primo punto: il continente di Mu.
"Tutte storie! Churchward era un imbroglione! Ha portato nel Pacifico le fandonie di Atlantide e di Lemuria. La scienza ha da tempo dimostrato che un continente, ora perduto, nell'oceano Indiano o nel Pacifico, non é mai esistito". Così, con la bava alla bocca, più o meno si sono sempre espressi gli "scienziati" nei confronti di Churchward. Cari amici, é vero proprio il contrario: la scienza, da tempo, ha "scoperto un continente perduto negli abissi dell'Oceano Indiano". Un grande continente che si collegava all'India, all' Africa, all' Australia, all' Antartide, discendente diretto del Grande Gondwana, che ricopriva nell'epoca paleozoica o primaria tutto l'emisfero australe.

"Questo sesto continente é il ponte multiplo", che può spiegare di tutto, forse perfino dirci attraverso flora, fauna e condizioni climatiche come poterono generarsi i teppi primevi delle razze umane di questa parte del mondo. Questo straordinario successo si deve alla nave oceanografica Joides Resolution della Us National Sciences Foundation e alle sue esplorazioni di pochi anni fa. 

Certo, questo continente cominciò ad affondare 20 milioni di anni fa ma la cosa fu molto graduale, nel corso di milioni e milioni di anni e poi dobbiamo ricordare che solo 15.000 anni fa il livello degli oceani era più basso dell'attuale di almeno cento metri, lasciando liberi molti milioni di chilometri quadrati utili allo sviluppo dell'ipotetica civiltà di Lemuria-Mu nell'area degli oceani Indiano e Pacifico. La scoperta del complesso di Yonaguni in Giappone lo insegna.

Come vedete, sarebbe meglio che gli "scienziati" si informassero di quello che fanno altri più volenterosi loro colleghi in giro per il mondo, invece di parlare utilizzando solo scherni mentali preconfezionati e pregiudizievoli.
Un comportamento più prudente avrebbe infatti frenato lo studioso Giulio Facchetti dallo scrivere un recente articolo eccessivamente negativo nei confronti del colonnello inglese, facendolo passare come un mistificatore assoluto.

La sua teoria di fondo é invece ancora validissima: teniamo presente che, per esempio, altri studiosi considerarono le tavolette scoperte dal mineralogista William Niven (1850-1937) in Messico e prese in considerazione da Churchward come una invenzione bella e buona. Invece le tavolette esistono davvero, sono migliaia e si trovano in un museo a Tampico.

Sull'interpretazione simbolica che ne fece Churchward invece non sono per niente convinto anche se, per fare un paragone, lo studioso Schwaller de Lubicz ha ben dimostrato le incredibili possibilità interpretativesimboliche dei geroglifici egiziani. C'è tutto un mondo che abbiamo dimenticato completamente e che non riusciamo più a far rivivere, quando osserviamo i più antichi segni creati dall'uomo del passato.

Veniamo infine a toglierci il sassolino dalla scarpa "in famiglia". Leggendo le recenti opere del giornalista Graham Hancock, di cui ho comunque molta stima, e del medico tropicale Stephen Oppenhetmer, sembra infatti che entrambi abbiano fatto realmente di tutto per non citare mai l'esistenza. Le opere e le più felici intuizioni del Colonnello Churchward. Oppenheimer ipotizza l'esistenza di una civiltà primigenia situata in un'area indonesiana, ora sommersa, posta, guarda caso, tra l'oceano Indiano ed il Pacifico. Non una riga per ricordare il lavoro, molto precedente al suo, di Churchward.

Veniamo ad Hancock: Churchward, a sostegno della sua teoria su Mu, citava località misteriose, con tanto di foto, come Angkor in Cambogia, Nan Madol all'isola di Ponape nel Pacifico e l'isola di Pasqua, citando infine il significato cosmologico del Dio serpente a sette teste Naga. Anche qui, guarda caso, tutti riferimenti e luoghi visitati da Hancock, citati nei suoi ultimi libri di enorme successo a sostegno della "sua" teoria di una civiltà pre-diluviana, in particolare ne "Lo specchio del Ciélo". Guardate la bibliografia : Churchward, chi l'ha visto?
Concludiamo con un caso che ha del clamoroso. Tutti voi conoscerete quel grande personaggio che é Robert Bauval (ho avuto il piacere di conoscerlo di persona) e della sua teoria della correlazione tra la posizione delle stelle centrali della Costellazione di Orione e le tre piramidi di Giza.

Fantastico, bellissimo, tutti gli egittologi rimasero, come si suoi dire, a pane e pesci e come Bauval spesso ricorda nelle sue conferenze, qualcuno di questi vorrebbe cancellarlo sia dal Cielo che dalla Terra (come in atto, così in basso…). Noi invece lo vogliamo vivo e vegeto (Nexus lo ha recentemente intervistato) però Bauval, a sostegno della sua teoria, ha sempre accennato al puntamento astronomico dei cosiddetti "Canali di Areazione" posti all'interno della grande Piramide di Cheope, perché puntano verso Sirio e Orione. Eccezionale questa cosa, ma chi fu il primo a rendere noto (siamo nel 1926 ) questo fenomeno, sia pure in forma molto meno precisa di come ha fatto Bauval? Ma certo: il noster-sempernoster James Churchward!.

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