Nuove alleanze di cui non si sentiva il bisogno
Musk-Milei, un asse tra individualismo e libero mercato per guidare la destra mondiale
L’asse tra Elon Musk e Javier Milei è la nuova “bussola” della destra mondiale? Dal sovranismo all’anarco-capitalismo il passo è breve. Il miliardario americano di origini sudafricane, creatore di Tesla e SpaceX, da un lato; il fumantino presidente argentino, apostolo del Vangelo del libero mercato fine a sé stesso e autoregolato come ordinatore organico più adatto per il mondo e gli Stati, dall’altro. Musk e Milei si sono ieri incontrati a Los Angeles per la seconda volta in tre settimane. Il magnate ha twittato su X, social di sua proprietà, raccomandando di “investire in Argentina”.
Un duo peculiare, plasmato da una filosofia politica, economica e sociale comune. Non rozza ma ridotta all’osso nei principi. A parole ipo-politica, o anti-politica. Nei fatti: iper-politica. Perché fondata sull’assunto radicale che sia l’individuo con le sue ambizioni il vero motore della storia. E che dunque non ci sia bisogno di Stati, sovrastrutture, regole. Musk ha fatto della libertà il suo mantra nella sua attività economica, nella sua minaccia di lasciare la California per il libertario Texas qualora fossero avanzate le regolamentazioni sulle imprese, nella sua scalata a Twitter, ora X, in nome della cancellazione di ogni barriera al linguaggio e all’espressione. Viva la Liberdad, Carajo! è il motto del presidente argentino Milei, il più celebre assieme al non ancora applicato Afuera! con cui prometteva di smantellare intere branche dello Stato. Un asse nato dopo l’elezione di Milei, quando Musk proclamò su X: “La prosperità è in arrivo in Argentina”.
Due figure complementari
Musk e Milei sono figure complementari. Un miliardario che cavalca le catene del valore globali da sempre attento alle entrature politiche da un lato, un’economista che lavorava nelle aree di prossimità al World Economic Forum di Davos divenuto tribuno televisivo prima e politico poi dall’altro. Due figure plasmate nel mondo piatto della globalizzazione Anni Novanta e Duemila che mantengono la carica libertaria sul fronte economico e politico salvo respingere il suo corollario, il globalismo. Due figure nettamente schierata su una destra iper-liberista e occidentalista che rompe quella che da molte parti, soprattutto nel Partito Repubblicano Usa, era considerata una grande ambiguità di molti movimenti sovranisti degli anni scorsi, saldi nel sostegno alla galassia valoriale del mondo conservatore ma meno attivi a riconoscere una superiorità da “destino manifesto” all’occidentalismo geopolitico. La pandemia di Covid-19 e lo sdoganamento della transizione energetica hanno aperto un nuovo fronte in queste centrali politiche e ideologiche permettendo alla destra iper-libertaria di cavalcare il mito della libertà a ogni costo.
Durante la pandemia i libertari alla Musk e Milei hanno cavalcato la critica alle misura di controllo dell’emergenza perché “liberticide”; si oppongono, ritenendole forme di socialismo strisciante, ai controlli sulla libertà d’impresa, alle regole chiamate a governare le nuove corse a politiche energetiche sostenibili. Paradosso dei paradossi, Musk è un imprenditore divenuto noto globalmente con l’auto elettrica che negli anni ha abbandonato le sue posizioni sul tema della lotta al cambiamento climatico e alla crisi energetica per assomigliare alla sua base di sostenitori libertari. I due hanno preso posizione su ogni tema etico come una faccenda di mercato (Milei proponendo la vendita degli organi legalizzata in campagna elettorale, Musk facendo uso dell’utero in affitto) in nome della libertà salvo poi scagliarsi contro le presunte colpe di “woke”, “cancel culture” e “marxismo culturale”. Libertà di fare tutto, tranne per chi viene insultato in forma omofobica o razzista sul nuovo X di Elon Musk o chi rischia di finire sotto la soglia di povertà nell’Argentina devastata dall’austerità di Milei.
L’estremismo occidentalista di Musk e Milei
Libertà di fare tutto, ma guai a protestare nei college Usa. Come ricorda il Financial Times, “oltre a difendere i valori del libero mercato, Milei e Musk hanno espresso un sostegno simile a Israele nella sua guerra contro Hamas a Gaza, recandosi entrambi nel paese per incontrare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu negli ultimi mesi”. Tante prese di posizione come queste hanno contribuito Musk e Milei a diventare un modello per molti esponenti politici in cerca di riferimenti a destra dopo il periodo di appannamento della stella di figure come Donald Trump e Vladimir Putin. La nuova faglia sulla “libertà” come tema politico aperta dalla pandemia ha reso Musk e Milei modelli magnetici per formazioni come frange paleo-conservatrici del Partito Repubblicano, il Reform Party britannico, segmenti della Lega italiana e dell’Afd tedesca, per gli spagnoli di Vox. Una destra libertaria che non parla più principalmente di sovranità nazionale. Parla di minacce woke, di politicamente corretto, di ambientalismo, di un Occidente da difendere senza sé e senza ma con i suoi campioni. Che nel frattempo saldano i propri interessi: il litio argentino di Milei farà sicuramente gola a Tesla di Elon Musk, che potrebbe portare gli investimenti esteri attesi da tempo a Buenos Aires nel Paese del Cono Sud dell’America.
Al contempo, nota il Ft, Milei può essere il referente politico degli strali di Musk contro il suo nuovo percepito nemico: una “sinistra globale” dietro cui si celerebbe un nuovo socialismo persecutore della libertà. Milei e Musk ad esempio si sono trovati in sintonia sulla presunta manovra di Lula, presidente brasiliano, di contenere X e Musk nel Paese. L’asse Musk-Milei è già politico, dunque. Dentro la globalizzazione e nelle sue pieghe fornisce un’illusione ai suoi fautori di costruire ridotte di resistenza in nome di un individualismo sfrenato innalzato a modello di società. La libertà come fine, non come mezzo, dunque. E come clava contro chiunque intenda interferire con ogni modalità, che si chiamino regole o, più prosaicamente, welfare. Tutto bellissimo, sulla carta. Salvo che chiunque contesti questa visione è etichettato come disfattista, socialista, nemico del progresso. La nuova destra di Milei e Musk pensa alla libertà senza società. E questa è la fragilità di fondo di un’ideologia che si propone anti-ideologica ma appare radicale nel rifiuto di quello che permette il vivere comune delle persone in un sistema di regole condivise. Ovvero della società. Senza la quale neanche gli individui esisterebbero.
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