L'economia ai tempi del corona virus 2019n-Cov

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« Risposta #3105 il: 02 Aprile 2024, 21:40:26 pm »
Forbes: Arnault si conferma il più ricco al mondo, Ferrero (26esimo) primo italiano

Il francese Bernard Arnault, a capo della multinazionale del lusso Lvmh, si conferma la persona più ricca del mondo, secondo la classifica annuale di Forbes. Il suo patrimonio è stimato in 233 miliardi di dollari, 22 miliardi in più del 2023, grazie a un altro anno record della sua conglomerata, che detiene brand iconici come Louis Vuitton e Tiffany & Co. Alle sue spalle, Elon Musk (Tesla) con 195 miliardi e Jeff Bezos (Amazon) con 194 miliardi. L’italiano più ricco resta Giovanni Ferrero, a capo dell’omonimo gruppo, che occupa la 26esima posizione con 43,8 miliardi di dollari di patrimonio. Il secondo più ricco di Italia è Andrea Pignataro con 27,5 miliardi (65mo nella classifica generale), seguito da Giorgio Armani con 11,3 miliardi (177ma posizione).
Tra chi ha un patrimonio oltre il miliardo di dollari la più giovane è l’ereditiera brasiliana 19enne Livia Voigt. Nipote ed erede del fondatore dell’azienda di macchinari e attrezzature elettriche Weg - Werner Ricardo Voigt - la giovane prende il posto dell’italiano Clemente Del Vecchio, il più giovane dei sei figli di Leonardo, fondatore di Luxottica. Grazie alla stessa parte di eredità ricevuta alla morte dell’imprenditore 85 enne - il 3% - è rientrata nella lista di Forbes anche la sorella 26enne di Livia, Dora Voigt. Entrambe contano su una fortuna di 1,1 miliardi di dollari e non hanno nessun ruolo in azienda. Altri due eredi della famiglia figurano nella new entry della lista di “paperoni”. Si tratta di Eduardo Voigt Schwartz e Mariana Voigt Schwartz Gomes, con un patrimonio di 1,3 miliardi di dollari raggiunto soprattutto grazie al 4% delle azioni della Weg erediate.

Secondo i calcoli di Forbes i miliardari sono 2.871, 141 in più rispetto al 2023, e valgono 14.200 miliardi di dollari, ovvero 2.000 miliardi in più dello scorso anno.

https://www.msn.com/it-it/money/storie-principali/forbes-arnault-si-conferma-il-pi%C3%B9-ricco-al-mondo-ferrero-26esimo-primo-italiano/ar-BB1kXxYe?ocid=msedgntp&pc=U531&cvid=f5d98eb6722f4ec2ad31c166c9b628f8&ei=14



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« Risposta #3106 il: 17 Aprile 2024, 15:33:27 pm »
 Prima o poi dovevano dirlo. Fallimento della idea di globalizzazione e di libero mercato. Non era difficile da capire che questa ideologia avrebbe portato a conseguenze negative oer Ue e usa. Era piuttosto semplice. E non ci voglio credere che non lo sapessero. Se così fosse sarebbero doppiamente stupidi.

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« Risposta #3107 il: 27 Aprile 2024, 11:04:43 am »


Russia, Putin nazionalizza Ariston Thermo e Bosch: trasferite in gestione temporanea a Gazprom

Con una decisione inattesa, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per il trasferimento temporaneo delle filiali russe dell'italiana Ariston e della tedesca Bosch alla russa Gazprom Domestic Systems, la società del gruppo statale Gazprom produttrice di elettrodomestici. Il decreto, postato sul portale ufficiale per le informazioni legali, riguarda la Ariston Thermo Rus LLC, controllata da Ariston Holding, e la BSH Household Appliances LLC, controllata da BSH Hausgerate GmbH. Non sono noti i motivi della decisione.

La mossa di Putin
Tuttavia, dall'inizio della guerra in Ucraina, la Russia ha posto sotto «gestione temporanea» i beni di una manciata di aziende occidentali, giustificando queste mosse come ritorsioni per le azioni di altri Paesi contro imprese russe, colpite da sanzioni. Lo scorso anno Putin aveva firmato un altro decreto per il trasferimento temporaneo della gestione delle filiali russe di Danone e di Carlsberg all' agenzia federale per la gestione delle proprietà, Rosimushchestvo. Il provvedimento era stato adottato dopo che la società francese e quella danese avevano annunciato l'intenzione di uscire dal mercato russo. Il 98,56% delle azioni del birrificio russo Baltika, appartenente a Carlsberg, e decine di migliaia di azioni appartenenti a Danone erano state poste sotto il controllo dell'Agenzia. Nel caso di Ariston e Bosch, invece, la gestione viene trasferita, sempre «temporaneamente», ad un altro gruppo industriale, sebbene controllato dal governo.
La reazione di Tajani
Sulla vicenda è intervenuto in serata il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Dopo l'inattesa decisione Governo Russo sulla gestione di Ariston Thermo Group - ha scritto su X - ho subito attivato la nostra Ambasciata in Russia e parlato con i vertici dell'azienda italiana. Il Governo italiano e' al fianco delle imprese, pronto a tutelarle in tutti i mercati internazionali».

https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/russia-putin-nazionalizza-ariston-thermo-e-bosch-trasferite-in-gestione-temporanea-a-gazprom/ar-AA1nK2Dw?ocid=msedgntp&pc=U531&cvid=a80d24bf25674ddea0c70b92d4c62c35&ei=39

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« Risposta #3108 il: 28 Aprile 2024, 08:45:42 am »
Il caso Ariston in Russia, l’economista di Nomisma: "Una mossa sciagurata. Mosca ne pagherà le conseguenze per anni"

“Il trasferimento temporaneo delle filiali russe dell’italiana Ariston e della tedesca Bosch alla russa Gazprom Domestic Systems – la società del gruppo statale Gazprom produttrice di elettrodomestici – è una ritorsione economica che rompe un patto tipico del commercio internazionale in forza del quale le imprese straniere non si toccano. La Russia pagherà per anni le conseguenze di una decisione del genere". Lucio Poma, capo economista di Nomisma e professore di Economia applicata all’università di Ferrara, vede nella mossa del governo una scelta estremamente pericolosa dal punto di vista del commercio mondiale.

Perché è una scelta pericolosa?

"Per la semplice ragione che ora il rischio è che nessuno si fidi più del governo della Russia e gli imprenditori stiano alla larga dalla Federazione. La reputazione sui mercati ci vuole tempo per conquistarla ma la si perde in un istante. La decisione del governo russo è una di quelle che di botto cancellano la credibilità di uno Stato".

Con il rischio che nessuno investa più...

"Le garanzie istituzionali sono fondamentali per il commercio mondiale. Certo, la Russia è un mercato importante e le imprese non possono non andare, ma chiederanno garanzie in più. E come sul mercato dei titoli di Stato: se l’Argentina vuole che qualcuno compri i suoi bond deve pagare tassi di interesse molto alti. Da adesso in avanti, se la Russia non fa rapidamente marcia indietro, il rischio è che le imprese straniere non si fidino più a fare investimenti importanti in Russia, oppure li facciano solo in presenza di garanzie esplicite e mettano nel conto il rischio del ‘trasferimento temporaneo’.

Anche quando ci sono colpi di Stato, come è accaduto spesso in Sud America, nessuno ha mai toccato le imprese".

Perdere credibilità può costare caro?

"Può costare carissimo. La fiducia si perde con un atto giuridico in cinque minuti, come quello su Ariston, e ci vogliono poi anni per riconquistarla. Il rischio che gli imprenditori intravedono, a questo punto, è quello dell’esproprio delle imprese. Magari temporaneo, ma per quanto? Come si può pensare di avviare o mantenere stabilimenti produttivi in una situazione di così grande incertezza? Temo che la Russia non abbia valutato bene la portata di questa iniziativa, che peraltro riguarda anche la Germania che ha importanti investimenti sul territorio della Federazione. La prepotenza non paga, in questi casi".

Una mossa molto diversa dai dazi e dalle ritorsioni commerciali…

"Si, molto diversa, perché le guerre commerciali, seppure pericolose, avvengono tra Stati che ‘combattono’ ad esempio mettendo dazi o disincentivando determinate importazioni, come fece ad esempio Trump, e come si fa spesso con i prodotti cinesi in Europa e quelli europei in Cina. Ma qui siamo ancora nell’ambito dei meccanismi classici delle barriere all’ingresso o del contingentamento, siamo al braccio di ferro politico. Molto diverso, e inusuale, è andare a colpire le singole aziende".

La politica a questo punto può fare qualcosa?

"La politica deve intervenire subito. E io mi auguro che il governo riesca a instaurare una trattativa per rimettere le cose a posto. Ma se anche accadrà, la ferita resterà aperta per un bel po’".

https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/il-caso-ariston-in-russia-l-economista-di-nomisma-una-mossa-sciagurata-mosca-ne-pagher%C3%A0-le-conseguenze-per-anni/ar-AA1nMT9V?ocid=msedgntp&pc=U531&cvid=352ff1d8eacd4f42d533e879d3df42d4&ei=14

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« Risposta #3109 il: 28 Aprile 2024, 13:25:11 pm »
Il caso Ariston in Russia, l’economista di Nomisma: "Una mossa sciagurata. Mosca ne pagherà le conseguenze per anni"

“Il trasferimento temporaneo delle filiali russe dell’italiana Ariston e della tedesca Bosch alla russa Gazprom Domestic Systems – la società del gruppo statale Gazprom produttrice di elettrodomestici – è una ritorsione economica che rompe un patto tipico del commercio internazionale in forza del quale le imprese straniere non si toccano. La Russia pagherà per anni le conseguenze di una decisione del genere". Lucio Poma, capo economista di Nomisma e professore di Economia applicata all’università di Ferrara, vede nella mossa del governo una scelta estremamente pericolosa dal punto di vista del commercio mondiale.

Perché è una scelta pericolosa?

"Per la semplice ragione che ora il rischio è che nessuno si fidi più del governo della Russia e gli imprenditori stiano alla larga dalla Federazione. La reputazione sui mercati ci vuole tempo per conquistarla ma la si perde in un istante. La decisione del governo russo è una di quelle che di botto cancellano la credibilità di uno Stato".

Con il rischio che nessuno investa più...

"Le garanzie istituzionali sono fondamentali per il commercio mondiale. Certo, la Russia è un mercato importante e le imprese non possono non andare, ma chiederanno garanzie in più. E come sul mercato dei titoli di Stato: se l’Argentina vuole che qualcuno compri i suoi bond deve pagare tassi di interesse molto alti. Da adesso in avanti, se la Russia non fa rapidamente marcia indietro, il rischio è che le imprese straniere non si fidino più a fare investimenti importanti in Russia, oppure li facciano solo in presenza di garanzie esplicite e mettano nel conto il rischio del ‘trasferimento temporaneo’.


Anche quando ci sono colpi di Stato, come è accaduto spesso in Sud America, nessuno ha mai toccato le imprese".

Perdere credibilità può costare caro?

"Può costare carissimo. La fiducia si perde con un atto giuridico in cinque minuti, come quello su Ariston, e ci vogliono poi anni per riconquistarla. Il rischio che gli imprenditori intravedono, a questo punto, è quello dell’esproprio delle imprese. Magari temporaneo, ma per quanto? Come si può pensare di avviare o mantenere stabilimenti produttivi in una situazione di così grande incertezza? Temo che la Russia non abbia valutato bene la portata di questa iniziativa, che peraltro riguarda anche la Germania che ha importanti investimenti sul territorio della Federazione. La prepotenza non paga, in questi casi".

Una mossa molto diversa dai dazi e dalle ritorsioni commerciali…

"Si, molto diversa, perché le guerre commerciali, seppure pericolose, avvengono tra Stati che ‘combattono’ ad esempio mettendo dazi o disincentivando determinate importazioni, come fece ad esempio Trump, e come si fa spesso con i prodotti cinesi in Europa e quelli europei in Cina. Ma qui siamo ancora nell’ambito dei meccanismi classici delle barriere all’ingresso o del contingentamento, siamo al braccio di ferro politico. Molto diverso, e inusuale, è andare a colpire le singole aziende".

La politica a questo punto può fare qualcosa?

"La politica deve intervenire subito. E io mi auguro che il governo riesca a instaurare una trattativa per rimettere le cose a posto. Ma se anche accadrà, la ferita resterà aperta per un bel po’".

https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/il-caso-ariston-in-russia-l-economista-di-nomisma-una-mossa-sciagurata-mosca-ne-pagher%C3%A0-le-conseguenze-per-anni/ar-AA1nMT9V?ocid=msedgntp&pc=U531&cvid=352ff1d8eacd4f42d533e879d3df42d4&ei=14

Illuminante articolo di Giorgio Costa....
Ultimamente c'era una fila lunghissima di imprese occidentali ultrafelici di mettere i loro soldi in territorio russo....... ma questa mossa di Putin li ha fatti andare a casa..... 

Quando la fantasia supera la realtà.....


P.s. Non prenderla sul personale, io commento l'opera del giornalista....



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« Risposta #3110 il: 28 Aprile 2024, 13:43:43 pm »
Illuminante articolo di Giorgio Costa....
Ultimamente c'era una fila lunghissima di imprese occidentali ultrafelici di mettere i loro soldi in territorio russo....... ma questa mossa di Putin li ha fatti andare a casa..... 

Quando la fantasia supera la realtà.....


P.s. Non prenderla sul personale, io commento l'opera del giornalista....

La guerra da sempre e' un buon modo di far soldi , pero' dipende se parli di investimenti alla luce del sole oppure no.
Con questa mossa anche quelli "non diretti" subiranno un ridimensionamento notevole , visto che perdere soldi e proprietà non e' il massimo.

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« Risposta #3111 il: 29 Aprile 2024, 19:32:52 pm »
Caso Ariston, la Farnesina convoca l’ambasciatore russo: «Revocate la decisione». La replica: «Questa è una risposta ai vostri atti ostili»

Forte disappunto del Governo italiano il trasferimento del ramo russo alla nazionale Gazprom. Le rassicurazioni del ministro Urso verso il presidente Merloni: «Agiremo con l’Ue per tutelare le aziende»

Tensione tra Italia e Russia sulla vicenda della nazionalizzazione dell’Ariston Thermo Group. Alexei Paramonov, ambasciatore russo in Italia, è stato ricevuto alla Farnesina dal segretario generale Riccardo Guariglia. Una convocazione annunciata già nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’ambasciatore Guariglia, fa sapere la Farnesina, «ha espresso il forte disappunto del Governo italiano» per la situazione che si è venuta a creare. Tutto ha avuto inizio sabato 27 aprile, quando Mosca ha trasferito in amministrazione temporanea Ariston Thermo Rus, società appartenente al Gruppo Ariston, a un’impresa del gruppo Gazprom. «In linea con i partner europei, ed in particolare con la Germania, l’Italia chiede alla Federazione Russa di ritirare le misure adottate contro legittime attività economiche di imprese straniere nel Paese», continua la nota della Farnesina. Intanto il caso non ha scosso la borsa: il titolo è in rialzo in Piazza Affari. Ha guadagnato lo 0,68% a 5 euro, recuperando progressivamente nel corso della giornata il calo di quasi il 2% segnato in apertura di seduta.


La richiesta del governo italiano
Nell’incontro di oggi, il governo italiano ha chiesto chiarimenti all’ambasciatore russo Paramonov sulle motivazioni del trasferimento, «che non trovano fondamento nel diritto, tanto più considerando che esso è stato adottato nei confronti di un’impresa che ha uno storico radicamento nel Paese e che non ha alcuna connessione con l’attuale situazione di crisi internazionale». Guariglia ha quindi invitato Mosca a «riconsiderare il provvedimento preso», che pure è stato «qualificato da parte russa come temporaneo». Sulla vicenda si è espressa nei giorni scorsi anche l’Unione europea, che tramite un comunicato ha condannato duramente il provvedimento per la nazionalizzazione dello stabilimento di Ariston. «Il vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani è in contatto sin dal primo momento con l’azienda e si riserva di approfondire le conseguenze della decisione russa insieme ai partner G7 e Ue e di valutare una risposta appropriata», aggiunge infine la Farnesina.


L’accusa di Mosca
All’incontro di oggi alla Farnesina, risponde in una nota l’ambasciata russa, Paramonov ha fornito «spiegazioni esaurienti sulla legalità e fondatezza delle decisioni prese», ricordando ai propri interlocutori che «Mosca ha sempre attribuito particolare importanza alle proficue e reciprocamente vantaggiose relazioni commerciali ed economiche con l’Italia». Dopodiché, l’ambasciatore russo punta il dito contro il governo italiano: «La responsabilità per le conseguenze negative del loro deterioramento ricade interamente sulle autorità italiane che hanno sacrificato i reali interessi nazionali per partecipare a sterili e pericolose avventure anti-russe». Dal Cremlino, insomma, non ci sarà nessun passo indietro sulla nazionalizzazione dello stabilimento di Ariston. E le misure intraprese, precisa la nota dell’ambasciata russa in Italia, non sono altro che una risposta «alle azioni ostili e contrarie al diritto internazionale intraprese dagli Stati Uniti d’America e dagli altri Stati esteri che si sono uniti a loro, volte a privare illegalmente la Russia, le sue entità giuridiche e varie persone fisiche del diritto di proprietà e/o a limitare tale diritto su beni situati nel territorio di tali Stati».

Le rassicurazioni di Urso verso Merloni: «Agiremo con l’Ue per tutelare le aziende»
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha avuto una conference call con il presidente di Ariston Group, Paolo Merloni, e l’amministratore delegato Maurizio Brusadelli, alla presenza del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli. «Il ministro Urso, che aveva già sentito sabato il vertice di Ariston Group, ha illustrato l’azione che il Governo italiano sta svolgendo con la Commissione Europea riguardo alla messa a punto di nuovi strumenti, nell’ambito del quadro sanzionatorio europeo, volti a tutelare le imprese italiane ed europee interessate da analoghi atti di ritorsione da parte della Federazione Russa e per scoraggiare il riproporsi di tali azioni», conclude la nota.

https://www.open.online/2024/04/29/caso-ariston-ambasciatore-russo-paramonov-farnesina/

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« Risposta #3112 il: 30 Aprile 2024, 15:19:12 pm »
Dovendo utilizzare i chip di lavatrici e lavastoviglie per costruire i loro missili, come diceva la Von der Leyen, mi sembra coerente la nazionalizzazione della ariston


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« Risposta #3113 il: 30 Aprile 2024, 21:03:07 pm »
Dovendo utilizzare i chip di lavatrici e lavastoviglie per costruire i loro missili, come diceva la Von der Leyen, mi sembra coerente la nazionalizzazione della ariston


:risatona:

A breve quindi missili a ricerca di sporchi avversari e carri armati con oblò in vetro per meglio intercettare i droni nemici....

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« Risposta #3114 il: 01 Maggio 2024, 11:16:26 am »
la Von der Leyen , lha detto veramente! Noi qui ridiamo! Ma lei era seria quando lha detto! Ma è la nostra capa! Siamo seri per favore.

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« Risposta #3115 il: 03 Maggio 2024, 20:37:18 pm »
Le sanzioni alla Russia non funzionano multicit.

Gazprom, la mega perdita del gigante del gas pesa sull'economia russa

 Un primo, evidente, segnale di sofferenza per l'economia russa. Il crollo di Gazprom, il gigante dell'energia che ha da almeno vent'anni un peso che va ben oltre il settore in cui opera, non è solo la crisi di un'azienda di Stato. E' anche una spia che si accende in maniera inequivocabile rispetto allo stato di salute della macchina industriale e finanziaria di Mosca. Se fino a oggi l'economia di guerra, con le spese per la produzione bellica a sostenere il pil, ha mascherato le conseguenze di oltre due anni di guerra in Ucraina, la perdita di 629 miliardi di rubli (pari a 6,9 miliardi di dollari) nel 2023 per Gazprom può segnare la fine di una narrazione che anche la propaganda del Cremlino ora fatica a diffondere.

Per una serie di ragioni. La principale è che si tratta della prima volta da quando Alexei Miller, uno degli oligarchi più vicini Vladimir Putin, prese il controllo della società nel 2001. Non succedeva da più di vent'anni e la proporzione del crollo, sono stati persi anno su anno oltre il 30% dei ricavi e si sono dimezzate le vendite del gas senza che l'aumento di quelle di petrolio potesse compensarle, non può essere archiviata come un'oscillazione fisiologica. Va letta come la plastica rappresentazione del buco che lo stop alle forniture verso l'Europa ha causato, non solo nel bilancio di Gazprom ma anche nella capacità finanziaria di una delle principali risorse strategiche del Cremlino. 

L'altro dato che va evidenziato è la distanza tra i risultati reali e le stime degli analisti. Nessuno prevedeva un crollo del genere. Come è stato possibile? Ancora una volta, la risposta va cercata nella difficile interpretazione di numeri, che finora hanno descritto un quadro molto meno compromesso rispetto a quello che oggi descrivono i dati.

La notizia del crollo dei ricavi e dei profitti di Gazprom richiama anche il dibattito, sempre acceso, sull'efficacia delle sanzioni europee contro la Russia. Il gigante del gas è sicuramente uno dei soggetti più esposti, praticamente impossibilitato a eludere le restrizioni totali verso il mercato di sbocco occidentale, sia perché difficile da compensare con il petrolio come hanno dimostrato i flussi, sia perché praticamente impossibile da rimpiazzare con nuove forniture verso oriente per la carenza di infrastrutture. 

Il caso Gazprom è anche legato però ai calcoli sbagliati del fronte occidentale, che non ha fatto bene i conti con le triangolazioni che hanno consentito a Mosca di aggirare le sanzioni in tanti altri settori. Certo, se sul fronte militare la tenuta dell'Ucraina sembra sempre più vacillare, il costo che la Russia sta pagando alla guerra inizia ad alzarsi in maniera più evidente.

https://www.msn.com/it-it/money/storie-principali/gazprom-la-mega-perdita-del-gigante-del-gas-pesa-sulleconomia-russa/ar-AA1o6xne?ocid=BingNewsSerp