Conflitto Russia-Ucraina - Solo notizie con fonte -

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« Risposta #4005 il: 16 Marzo 2024, 21:47:38 pm »
Macron: "In Ucraina forse serviranno operazioni sul terreno"
"Può darsi, che a un certo momento - non me lo auguro e non prenderò io l'iniziativa - bisognerà portare avanti operazioni sul terreno, quali che siano, per far fronte alle forze russe. La forza della Francia è che noi possiamo farlo". Lo ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron, rientrando in aereo da Berlino dopo l'incontro con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e il premier polacco, Donald Tusk.
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« Risposta #4006 il: 16 Marzo 2024, 22:30:17 pm »
Macron: "In Ucraina forse serviranno operazioni sul terreno"
"Può darsi, che a un certo momento - non me lo auguro e non prenderò io l'iniziativa - bisognerà portare avanti operazioni sul terreno, quali che siano, per far fronte alle forze russe. La forza della Francia è che noi possiamo farlo". Lo ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron, rientrando in aereo da Berlino dopo l'incontro con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e il premier polacco, Donald Tusk.
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Che stronzi appiccia fuoco questi galletti della Provenza :mad:

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« Risposta #4007 il: 16 Marzo 2024, 22:56:34 pm »
E insiste con ste affermazioni...

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« Risposta #4008 il: 16 Marzo 2024, 23:06:34 pm »
E insiste con ste affermazioni...
Ma forse le parole glie le mette in bocca il CEO della TotalEnergies che ha fiutato il prezioso Metano sotto il suolo ucraino...in fondo Macron non e che una delle pedine di un gioco più grande di lui
« Ultima modifica: 16 Marzo 2024, 23:18:00 pm da Feral »

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« Risposta #4009 il: 19 Marzo 2024, 19:35:08 pm »
Russia, il sottomarino nucleare Losharik torna nel Mare di Barents (che ospita la flotta di Putin)

Tornerà a Olenya Bay, nella base che sorge sulla costa del Mare di Barents e che ospita la flotta russa dei sommergibili spia di Mosca. Il “Losharik”, uno dei sottomarini più segreti mai realizzati dal Cremlino, è pronto a immergersi di nuovo dopo il grave incidente del 2019, quando un vasto incendio danneggiò l'imbarcazione a propulsione nucleare progettata dai russi per svolgere operazioni speciali, di ricerca scientifica e salvataggio a grandi profondità. L'ennesima mossa del presidente Vladimir Putin, appena rieletto per un quinto mandato, preoccupa l'Occidente: lo zar continua a spostare le armi nucleari alle porte della Nato, aumentando la pressione sul fianco orientale dell’Alleanza atlantica. Al momento il sottomarino spia Losharik è ancora in fase di riparazione ma secondo quanto svelato dall'agenzia di stampa statale russa Tass, il nuovo test verrà effettuato tra giugno e luglio di quest'anno. «La riparazione di Losharik è quasi completata», ha raccontato una fonte alla Tass. Alcuni dossier pubblicati lo scorso anno affermavano che il sommergibile sarebbe tornato operativo in mare entro la fine del 2024.

L’incendio nel Mare di Barents
Quando il primo luglio del 2019 esplose l'incendio nel Mare di Barents, il sottomarino a propulsione nucleare stava effettuando «test e rilievi batimetrici nelle acque territoriali russe». Aveva preso fuoco durante una presunta «ricerca subacquea» al largo della costa della penisola di Kola: si trattava dell'ultima esercitazione prima di un'imminente missione di combattimento. Nell'incidente persero la vita quattordici marinai, tra i quali uomini esperti della Marina russa. Al momento della tragedia il sottomarino si trovava nella baia di Motovsky, vicino alla penisola di Rybachii, forse a soli 50 km dal confine con la Norvegia. L'incendio sarebbe stato causato da un cortocircuito nel sistema di alimentazione del sottomarino. Secondo le dichiarazioni dell'epoca del ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, il rogo era divampato nel compartimento delle batterie del sottomarino ed era stato causato da un accumulo di gas di idrogeno all'interno dell'unità. I sottomarini, compresi quelli nucleari, sono equipaggiati con banchi di batterie per fornire una fonte temporanea di energia. In presenza di un livello critico di concentrazione di gas, anche una scintilla a bordo può scatenare un incendio.

Il misterioso sottomarino nucleare
Il Losharik - varato il 13 agosto del 2003 e lungo 70 metri - possiede un reattore nucleare ed è normalmente trasportato dal “Podmoskovie”, un altro sottomarino di classe Delta-IV ricostruito. Si tratta di uno dei progetti più segreti della Russia, alle dirette dipendenza del Gugi, che a sua volta riferisce al Gru. Si tratta di un progetto così segreto che quanti hanno lavorato nel cantiere N42 della Sevmash, sono stati tenuti sotto stretto controllo militari per i quindici anni necessari per il suo sviluppo. Del Losharik, insolito cavallo di un famoso film d'animazione sovietico, non si sa nulla se non che è in grado di raggiungere i seimila metri di profondità e che è propulso da un singolo reattore nucleare da 5 megawatt di nuova concezione (il reattore RBMK di Chernobyl poteva generare fino a 3.200 megawatt). La sua missione principale è da sempre il fondo del mare. O meglio, gli oggetti sul fondo del mare. Il Progetto 10830, erede dei Progetti 1851 e 1910, sfrutta i principi della batisfera, una sfera di acciaio utilizzata per le esplorazioni sottomarine. Una forma necessaria per resistere all’enorme pressione dell’acqua a quelle profondità. I compartimenti a sfera in lega di titanio, limitano la quantità di spazio abitabile, attrezzature operative ed unità di propulsione, ma rendono il sottomarino in grado di immergersi a profondità maggiori rispetto ad uno scafo tradizionale. Le sette batisfere interne dal diametro di circa 6 metri, una delle quali ospita il reattore nucleare, sono separate dallo scafo esterno da un materiale altamente compresso. Il Losharik potrebbe navigare indisturbato in qualsiasi parte del globo senza mai essere scoperto.

https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/russia-il-sottomarino-nucleare-losharik-torna-nel-mare-di-barents-che-ospita-la-flotta-di-putin/ar-BB1k5x3p?ocid=msedgntp&pc=U531&cvid=42592cc96e77465c851be8e0d1eb84da&ei=18

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« Risposta #4010 il: 19 Marzo 2024, 19:53:32 pm »
Perché Putin ha rotto il silenzio su Navalny

Ha atteso il momento giusto. Quando la vittoria – seppur scontata – alle elezioni presidenziali si è concretizzata con un plebiscito verso la sua figura e la sua “guerra esistenziale” contro l’occidente in Ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin, appena riconfermato per il suo quinto mandato con l’87% dei voti, ha affermato di aver accettato uno scambio di prigionieri con Alexei Navalny prima della morte improvvisa del dissidente ed esponente dell’opposizione russa avvenuta il 16 febbraio 2024 scorso, quando il Servizio Penitenziario Federale della Federazione russa per il circondario autonomo di Jamalo-Nenec ha annunciato il suo decesso, ufficialmente per una “sindrome da morte improvvisa”, scatenando un’ondata di indignazione a livello internazionale contro il leader del Cremlino. Prima d’ora Putin non aveva mai pronunciato il suo nome in un discorso pubblico. Prima Putin non voleva che Navalny assumesse importanza e autorevolezza: ora che non c’è più, non fa più alcuna differenza.

La versione del leader russo
Commentando a Mosca la sua vittoria, Putin ha confermato ai giornalisti in conferenza stampa quanto aveva riportato il tabloid tedesco Bild e altri giornali occidentali nelle scorse settimane, ovvero che il presidente russo aveva accettato uno scambio di prigionieri pochi giorni prima che Navalny morisse in carcere. “La persona che mi ha parlato non ha finito la frase e io ho detto che ero d’accordo. Ma, purtroppo, è successo quello che è successo”, ha detto il leader del Cremlino. Vero o falsa che sia la versione del presidente russo, è un fatto estremamente rilevante perché è la prima volta in assoluto che il 71enne ex Kgb parla di Alexei Navalny dopo la sua morte, evento che lo stesso Putin ha definito “triste”. “Ero d’accordo a una condizione: che ci fosse uno scambio e che non tornasse. Ma così è la vita”, ha aggiunto il presidente russo. “Quando succedono cose del genere non ci si può fare niente”. Nelle sue osservazioni, Putin ha immancabilmente paragonato la morte di Navalny in carcere ai casi di persone che muoiono in custodia negli Stati Uniti: “È accaduto, e più di una volta”.

Il messaggio tra le righe
Leonid Volkov, storico collaboratore di Navalny, non ha dubbi: “Putin ha ucciso Alexei Navalny. E ora ha deciso che non ha più bisogno di fingere. Lo ha confermato lui stesso”, ha scritto Volkov su X. “Putin sapeva già che Navalny stava per essere ucciso, e questo è l’unico motivo per cui ha accettato lo scambio, in modo che ora possa dire ‘Beh, vedete, non era vantaggioso per me, volevo scambiarlo”, ha osservato il giornalista investigativo Roman Dobrokhotov, noto critico del regime russo. Ciò che rimane poco chiaro, tuttavia, è con chi il dissidente russo sarebbe stato scambiato. Il leader del Cremlino ha infatti menzionato “alcune persone che sono dietro le sbarre nei Paesi occidentali”, senza specificare i dettagli dell’accordo.

Qualche indizio, tuttavia, c’è. Secondo quanto riportato dal New York Times nelle scorse settimane, le prime trattative sulla possibilità di scambiare Navalny con altri prigionieri detenuti in occidente erano in corso quando le autorità russe hanno annunciato la morte improvvisa del celebre dissidente. Secondo quanto riportato da un funzionario occidentale che ha parlato con il Nyt, l’ipotesi è che Navalny venisse scambiato con altri due americani detenuti in Russia: Evan Gershkovich, giornalista del Wall Street Journal e l’ex Marine Paul Whelan. In cambio Putin avrebbe ottenuto la liberazione di Vadim Krasikov, in carcere in Germania per l’omicidio di un ex combattente separatista ceceno avvenuto a Berlino, nel 2019, secondo Der Spiegel e Bellingcat, un pericoloso sicario dei servizi russi.

Una tesi peraltro confermata da un’alleata di lunga data di Navalny, Maria Pevchikh, secondo cui la Russia e alcuni funzionari occidentali avevano negoziato un accordo di scambio di prigionieri prima che il blogger e oppositore del regime morisse, anche se Pevchikh attribuisce la morte di Navalny direttamente al leader russo. È davvero Putin il mandante del presunto omicidio di Alexei Navalny? Oppure, come ha dichiarato anche il capo della direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraina Kirilo Budanov “Navalny è morto per un coagulo di sangue”? In quest’ultimo caso, il presidente russo avrebbe atteso di archiviare la larghissima vittoria alle presidenziali per lanciare un messaggio ai funzionari occidentali non meglio identificati con cui ha trattato, tentando di smarcarsi da ogni responsabilità su quanto accaduto. Non tanto nei confronti dell’opinione pubblica, ma verso le persone con le quali ha trattato. Perché il presidente russo è disposto a pagare un prezzo salato per liberare Vadim Krasikov: e sebbene le trattative si siano arenate dopo la morte di Navalny, il leader russo potrebbe essere ancora disponibile a trattare. Almeno su questo fronte.


https://it.insideover.com/politica/perche-putin-ha-rotto-il-silenzio-su-navalny.html

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« Risposta #4011 il: 20 Marzo 2024, 20:04:46 pm »
Putin ribalta il suo cerchio magico, rischiano i ministri Shoigu e Lavrov. Giovani falchi in rampa di lancio

Il presidente Putin si gode la vittoria, o almeno quella presunta, alle elezioni di domenica scorsa, rimuove il capo della Marina e pensa al futuro. Sul risultato plebiscitario, l’87,3% con il 73,3% di affluenza continuano a piovere accuse da tutte le parti. Il quotidiano Novaya Gazeta, che ha traslocato all’estero, afferma che la metà dei voti sono falsi. Se poi si contano i voti di scambio, le coercizioni e i seggi dove l’esercito è entrato nelle cabine elettorali allora il consenso attorno al presidente scende a meno del 40%.

Ovviamente, di questo in Russia nessuno sospetta nulla. In compenso, dall’estero la pressione si fa sentire e anche se non può infastidire il presidente, di certo è una presenza che si va consolidando. A tirare le fila è Yulia Navalnaya, vedova del dissidente nemico numero uno di Putin, morto lo scorso 16 febbraio in una colonia penale oltre il circolo polare artico, ufficialmente di cause naturali, ufficiosamente a causa di una reclusione disumana e forse anche di avvelenamento.
"Putin non è il nostro presidente – ha esordito Navalnaya in un video pubblicato sul suo profilo Instagram –. Non dobbiamo rinunciare al lavoro fatto fino a questo momento, anzi, bisogna fare scorta di pazienza e andare avanti". La donna, che, come tutta la dirigenza del movimento di Alexei Navalny, è scappata all’estero, si è poi rivolta ai russi che vivono ancora nel Paese: "Non arrendetevi – ha detto –. La Russia sarà libera". Due giorni fa, la donna ha fatto oltre sei ore di coda davanti all’ambasciata di Berlino, dichiarando, all’uscita di aver scritto "Navalny" sulla scheda.

Anche sul voto all’estero i conti non tornano. Secondo le cifre ufficiali, il consenso a Putin oltre i confini nazionali si aggirerebbe intorno al 60%, invece secondo il progetto Vote Abroad arriverebbe a malapena al 20. Di sicuro, si falsifica tutto quello che è falsificabile. Ne sa qualcosa l’emittente Rossjia 24, che domenica sera spacciava le file davanti alle ambasciate per simpatizzanti del presidente, mentre stavano partecipando alla manifestazione "Mezzogiorno contro Putin", lanciata da Navalny prima di morire.

Al Cremlino, intanto, tira aria di rimpasto. Putin sembra determinato a dar un bel colpo di spugna al suo governo, tagliando fuori chi lo ha deluso, chi non approva l’operazione militare speciale in Ucraina (ossia la guerra) e chi spera che sia finalmente arrivato il suo momento. Partendo da questi ultimi, quella generazione di mezza età che nei corridoi del potere ha sperato per anni che la vecchia guerra, ossia il presidente e il suo cerchio magico, si levassero di torno. Rischiano anche il primo ministro, Mikhail Mishustin, il ministro degli Esteri, Sergeij Lavrov e il ministro della Difesa, Sergeij Shoigu. Va detto che, in qualche caso, tipo quello del capo della diplomazia, una sostituzione verrebbe presa come un dono. Da tempo Lavrov aveva manifestato la volontà di andare in pensione e, al di là delle dichiarazioni ufficiali, avrebbe fatto volentieri a meno sia della guerra in Ucraina sia del presenzialismo della sua portavoce, Maria Zacharova.

Ma chi entrerà al loro posto? Giovani, fedelissimi e senza scrupoli come il loro presidente. Due sono i nominativi che girano in queste ore. Il primo è un ‘figlio d’arte’, ossia Dmitrij Patrushev, 46 anni e primogenito di Nikolaij, braccio destro di Putin. Al momento ricopre la carica di ministro dell’Agricoltura. C’è poi il 29enne, Mintimer Mingazov, a cui stanno per essere ceduti gli asset congelati di Danone e che sarebbe il vero pupillo di Vladimir Putin.

https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/putin-ribalta-il-suo-cerchio-magico-rischiano-i-ministri-shoigu-e-lavrov-giovani-falchi-in-rampa-di-lancio/ar-BB1kc5Z7?ocid=msedgntp&pc=U531&cvid=a490813287664b9484bfc70c057f0625&ei=30

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« Risposta #4012 il: 20 Marzo 2024, 22:49:26 pm »
Borrell: «Tre miliardi per le armi a Kiev dai fondi russi congelati». Ma c’è l’ombra di Orbán

Basta con i “ma”. Metto sul tavolo una proposta concreta e gli Stati dovranno dire se sono d’accordo oppure no». Oggi , capo della diplomazia e della politica di sicurezza europee, presenterà ai Paesi Ue una proposta per usare i 3 miliardi di euro l’anno generati dagli extraprofitti straordinari dei beni russi congelati dalle sanzioni imposte a Mosca per l’aggressione all’Ucraina. «L’idea è quella di utilizzare la maggior parte di queste entrate per fornire a Kiev le attrezzature militari di cui ha bisogno per difendersi», ha detto Borrell parlando a un gruppo di media europei, tra cui il Corriere.

Gli asset congelati della Banca centrale russa ammontano a circa 200 miliardi, la maggior parte dei quali in Belgio, ma il capitale non può essere toccato secondo il diritto su cui si basano le sanzioni. Si tratta di una spinta in avanti «dopo mesi di discussioni e di dubbi giuridici» sollevati da alcuni Stati ma anche dalla Banca centrale europea, che ha messo in guardia dal rischio di minare la fiducia nell’euro e nei mercati dell’Ue. Borrell ha però rassicurato che «la Bce è stata pienamente consultata» per la formulazione di questa proposta.
È concreto il capo della diplomazia Ue: «La somma di denaro, 3 miliardi all’anno, non è straordinaria, ma non è trascurabile» e comunque «i russi non saranno molto contenti». La proposta finirà sul tavolo del Consiglio europeo di domani, però per decidere i leader Ue avranno bisogno di più tempo. Ancora lunedì, al Consiglio Affari esteri, «alcuni membri si sono mostrati preoccupati per la base giuridica, per la conformità con il diritto internazionale, per le conseguenze sui mercati finanziari», ha spiegato Borrell auspicando che «i leader siano d’accordo sulla proposta per inviare un messaggio ai loro ministri per l’attuazione». Per il capo della diplomazia Ue non c’è più tempo da perdere perché «la guerra si deciderà quest’estate, la Russia presto prenderà l’iniziativa» e «la nostra priorità è continuare a sostenere l’Ucraina con tutto ciò che serve per prevalere».

Cosa farà l’Ue con questi soldi? Li destinerà per la maggior parte alla , lo strumento intergovernativo per la pace che non deve rispettare gli stessi standard giuridici del bilancio Ue o essere approvato dal Parlamento europeo. «L’Epf è stata creata per sostenere diversi Paesi, soprattutto i partner africani, quando ancora non c’era la guerra in Ucraina — ha ricordato Borrell —. Questo perché il bilancio europeo non può essere usato per comprare armi: è la dottrina costante del servizio legale. Potrà essere contestata in futuro, ma al momento questo è ciò che prevedono i Trattati».

Dallo scoppio della guerra l’Epf è stato usato per rimborsare i Paesi Ue per le armi che hanno fornito all’Ucraina e lunedì scorso i ministri degli Esteri dei Ventisette hanno concordato di stanziare altri 5 miliardi per il Fondo per l’Ucraina previsto all’interno dell’Epf. Non tutti i 3 miliardi annui generati dagli extraprofitti andranno allo strumento per la pace, si tratta del «90%, mentre il 10% andrà al bilancio Ue per rafforzare l’industria della difesa ucraina. Serve però che gli Stati Ue siano d’accordo», ha proseguito Borrell. Per convincere i pochi Paesi contrari a inviare armi all’Ucraina ad accettare la proposta, come ad esempio l’Ungheria, è previsto che saranno destinate a Kiev le quote in proporzione a quanto un Paese contribuisce all’Epf. Quindi non tutto il 90% andrà all’Ucraina. E questo, secondo Borrell, permetterà ai Paesi contrari di dire che non hanno fornito aiuto militare a Kiev. Se basterà a convincere Budapest lo vedremo presto. «Serve l’unanumità» per approvare l’uso degli extraprofitti e in genere il premier ungherese Orbán non si tira mai indietro quando può esercitare il suo diritto di veto.

Nei mesi passati la discussione sull’uso degli extraprofitti era partita dalla necessità di recuperare ingenti investimenti per la ricostruzione dell’Ucraina ma Borrell ha osservato che «la cosa migliore è evitare che qualcosa venga distrutto». La percezione è cambiata ed è evidente che l’esito della guerra è legato alla capacità degli alleati di fornire aiuti militari a Kiev. In Europa è diventato centrale il dibattito su come finanziare la difesa. «Ma non siamo ancora in un’economia di guerra», ha sottolineato Borrell, aggiungendo che servirà «creatività finanziaria» e soprattutto «volontà politica». Gli eurobond sono ancora lontani.

https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/borrell-tre-miliardi-per-le-armi-a-kiev-dai-fondi-russi-congelati-ma-c-%C3%A8-l-ombra-di-orb%C3%A1n/ar-BB1kcz4q?ocid=msedgntp&pc=U531&cvid=7c2a8dbac2734e47b2ea18cbed136b75&ei=44

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« Risposta #4013 il: 22 Marzo 2024, 18:49:11 pm »
Sull’Ucraina la Russia usa la parola “guerra”. Che cosa significa?

Addio “operazione militare speciale“, benvenuta “guerra“. Mosca ammette l’ovvio: e cioè che quella che dura da due anni in Ucraina, dall’invasione del 24 febbraio 2022, non è che una dialettica conflittuale. Lo ha dichiarato oggi il portavoce di Vladimir Putin Dmitri Peskov, in una dichiarazione evidentemente avente utilità ai fini della propaganda interna.

Riassicuratosi la presidenza, completato il plebiscito del 15-17 marzo, consolidato il potere il presidente Vladimir Putin ha posto fine all’artificio retorico con cui, per due anni, la guerra è stata presentata. Di fronte alla crescente mobilitazione occidentale non solo a sostegno dell’Ucraina ma anche in direzione della prospettiva di mettere a sistema tutte le energie, politiche, militari ed economiche, interne in direzione di un conflitto di lunga durata anche la Russia sceglie di abbandonare la sostanziale ipocrisia dietro cui si è nascosta negli ultimi due anni.

Peskov, parlando con la stampa, ha ricordato che quella in Ucraina “è iniziata come un’operazione militare speciale” ma che “appena questa si è sviluppata e l’Occidente collettivo ha iniziato a partecipare al conflitto dalla parte dell’Ucraina, per noi è diventata una guerra”. Una vera e propria guerra senza limiti, si potrebbe dire, perché Peskov non specifica se la guerra sia “solo” quella guerreggiata sul campo o il confronto aspro e violento con l’Occidente a colpi di sanzioni, rifornimenti, consegne di armi e via dicendo. Usare la parola “guerra” in forma esplicita non significa, necessariamente, dichiarare prassi come la mobilitazione generale o la militarizzazione della società. Significa però molto altro.

In primo luogo, la Russia dichiara in maniera precisa il perimetro dei suoi rivali: l’Ucraina e l’Occidente. Tutto si tiene. In secondo luogo, Mosca indica con precisione i suoi obiettivi: la Russia, per la prima volta, infatti si è posta un fine esplicito. Non la retorica volontà di “denazificare” l’Ucraina ma un preciso piano strategico: “Peskov ha affermato che la Russia continuerà a lottare per impossessarsi della terra dell’Ucraina in quattro regioni meridionali e orientali del paese che Mosca ha rivendicato come propria nell’autunno del 2022, ma di cui non è riuscita a garantirne il pieno controllo”, nota il Financial Times. Ovvero gli oblast di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson. E questo non è un passaggio banale, specie se arriviamo a un terzo punto che può apparire paradossale: parlare di guerra significa dare “ordine” alla questione del confronto muscolare di Mosca coi suoi rivali. L’operazione militare speciale era un concetto giuridicamente ben poco valido. La guerra è una situazione tra Stati normata e in prospettiva inquadrabile. Certo, rimane nebuloso capire con chi la Russia si ritenga in guerra. Ma c’è su questo fronte un indubbio salto di qualità.

Da un lato si mobilita la società e la si compatta dopo la vittoria plebiscitaria di Putin. Dall’altro si dà sfoggio della volontà di potenza di Mosca che, però, include al suo interno le sue linee rosse. La Russia dichiara, sostanzialmente, di non mirare all’intera Ucraina. La sua guerra continua a violare e calpestare il diritto internazionale, su questo non ci piove, ma le rivendicazioni sono, giocoforza, anche una linea negoziale. E ci conducono a un dato di fatto netto ma da non scordare: la “guerra” si fa per arrivare alla pace. A una forma di pace più vantaggiosa, ovviamente. Dettata dai rapporti di forza. Nel caso radicale, che non è quello ucraino, “cartaginese”.

Ma nessun attore politico fa…la guerra per il fine di farla. E ciò va sottolineato con grande attenzione. Mosca ha, dichiarando la guerra, posto fine alla nebulosa, impalpabile e illegale fase dell’operazione militare speciale. Riconducendo la guerra fuori dalla dimensione escatologica e riportandola in quella politica. Perché l‘assioma secondo cui la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi si può ribaltare: è l’alta politica che può porre fine alle guerre. Può sembrare paradossale, ma forse l’uso, da parte della Russia, della parola incriminata e di cui le società moderne hanno più paura dopo l’emersione dello spettro atomico non è necessariamente una minaccia. O perlomeno non qualcosa di peggio di ciò che si è visto nell’ultimo biennio.


https://it.insideover.com/guerra/sullucraina-la-russia-usa-la-parola-guerra-che-cosa-significa.html

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« Risposta #4014 il: 23 Marzo 2024, 07:12:07 am »
Ha militarizzato il dunbass. Questa era l'operazione speciale. Ora visto la posizione della Nato parla di guerra , semplice.

Offline giax

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« Risposta #4015 il: 23 Marzo 2024, 14:33:48 pm »
Dumbass di certo ce n’è parecchi

Offline Cerberus

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« Risposta #4016 il: 23 Marzo 2024, 14:57:24 pm »
Ha militarizzato il dunbass. Questa era l'operazione speciale. Ora visto la posizione della Nato parla di guerra , semplice.

Non era la drum and bass ? ...

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« Risposta #4017 il: 23 Marzo 2024, 15:37:42 pm »
Scritto a posta ,almeno avete da commentare....che ragazxini

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« Risposta #4018 il: 23 Marzo 2024, 15:54:12 pm »
Scritto a posta ,almeno avete da commentare....che ragazxini

Pensavo con lo smartphone.

Offline Cerberus

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« Risposta #4019 il: 24 Marzo 2024, 12:02:54 pm »
War ma a lora anche tu lo fai a posta...