Marte

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« Risposta #5010 il: 05 Giugno 2023, 19:43:07 pm »
Ufficiale: ecco quando andremo su Marte. C'è la data, l'hanno appena detto

Impulse Space e Relativity Space hanno recentemente annunciato che la loro missione partirà per Marte nel 2026 (precedentemente annunciata per il 2024) e sono convinti che sarà la prima missione robotica commerciale a raggiungere il Pianeta Rosso, trasformandosi di lì a poco in una serie regolare di viaggi che creeranno un contatto molto più intenso con quel mondo: "costante catena di approvvigionamento su Marte.

Ogni volo avverrà a circa 2 anni di distanza. Le società offriranno un catalogo di diverse opzioni di carico utile e quel catalogo guiderà le missioni che verranno realizzate. Josh Brost, vicepresidente di Relativity Space, ha spiegato che in questo modo il trasporto di carichi su Marte sarà ancora più conveniente e il progresso che ne deriverà sarà ancora più veloce.

Un canale per Marte
Le società hanno anche comunicato alcuni dettagli tecnici sui lander che arriveranno nell'orbita del pianeta, specificando che intendono sfruttare i progetti e le tecnologie sviluppate per il lander InSight Mars della NASA. "Non stiamo cercando di reinventare la ruota", ha detto Brost. "Fare un progetto pulito di un lander è un'impresa ingegneristica folle e monumentale."

La NASA ha espresso interesse ad acquistare servizi commerciali per le missioni scientifiche su Marte, in modo analogo al programma Commercial Lunar Payload Services delle missioni robotiche di atterraggio lunare. In questo modo l'agenzia spaziale non dovrebbe preoccuparsi dei costi e dei tempi per creare il trasporto ma solo della ricerca scientifica.

Secondo Brost, e non solo secondo lui, in futuro ci saranno moltissime aziende che agevoleranno servizi primari e secondari per tutta una serie di arie dei voli spaziali e questo renderà la nostra esplorazione del sistema solare sempre più efficace.

https://www.msn.com/it-it/notizie/tecnologiaescienza/ufficiale-ecco-quando-andremo-su-marte-c-%C3%A8-la-data-l-hanno-appena-detto/ar-AA1c8WY0?ocid=msedgntp&cvid=4dd92ce227534e2a9c46ae1fefbe4695&ei=14



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« Risposta #5011 il: 15 Giugno 2023, 19:09:18 pm »
Ecco la mappa di Marte in alta risoluzione

Il Mars Reconnaissance Orbiter, un veicolo spaziale della Nasa pensato per studiare le caratteristiche di Marte, è stato lanciato da Cape Canaveral (Florida) nell’agosto del 2005 ed è entrato nell’orbita del pianeta rosso qualche mese dopo, a marzo del 2006. Da allora ha collezionato un’enorme quantità di informazioni che hanno reso possibile la creazione di una mappa marziana ad alta risoluzione. I dati utilizzati per realizzarla, oltre 4.800 modelli digitali di terreno (Digital Terrain Models, Dtm) e più di 155mila immagini ad altissima risoluzione della superficie del pianeta, sono stati resi pubblici in formato “pronto per l’uso”, come si legge in un comunicato dello U.S. Geological Survey (Usgs), l’ente scientifico statunitense di cui fa parte il team che li ha processati.

Un sacco di dati
“Questi dati sono importanti perché democratizzano la disponibilità di dati topografici marziani di alta qualità”, spiega Jay Laura, che ha guidato il gruppo di lavoro presso lo Usgs Astrogeology Science Center. “Ottenere risultati coerenti e ben allineati non è semplice. Abbiamo pensato che fosse importante generare e rilasciare questi prodotti affinché altri potessero liberamente accedere ai dati. Quando questi dati sono altamente accessibili, chiunque può contribuire alla scoperta scientifica”. I dati utilizzati per produrre i Dtm sono stati raccolti dalla Context Camera presente a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter, che è in grado di fornire immagini con una risoluzione di circa 6 metri per pixel, coprendo aree larghe fino a 30 e lunghe fino a 160 chilometri. Per ottenere i Dtm, le immagini devono poi essere processate in un modo simile a quello col quale il nostro cervellointegra le informazioni che riceve dai nostri occhi: due immagini relative alla stessa area vengono infatti sovrapposte per ottenere una prospettiva tridimensionale. A questo punto si tratta di “unire i puntini” per ottenere l’intera figura, ovvero allineare le coppie di immagini in modo da generare una mappa senza interruzioni. Un compito molto meno banale di quello che si potrebbe pensare, che necessita di enormi capacità di calcolo e che per essere eseguito su un normale computer avrebbe probabilmente richiesto anni.

Alta risoluzione
Ma, come dicevamo, oltre ai dati utilizzati per ottenere i Dtm, sono anche state acquisite e processate oltre 155mila immagini di Marte a risoluzione ancora più elevata, che per essere rese disponibili al pubblico hanno richiesto un ulteriore sforzo: come si può intuire, si tratta infatti di enormi quantità di dati, che fino a poco tempo fa dovevano essere scaricati per poter essere analizzati e processati. Il team dello Usgs è riuscito nell’impresa di rendere le immagini fruibili direttamente dal cloud all’interno del quale sono archiviate. “Questi dati – conclude Laura – sono pronti per essere scoperti e utilizzati da macchine ed esseri umani. Questa release di dati significa che il dataset HiRISE [quello ad altissima risoluzione, nda] può adesso essere sfruttato senza problemi dagli scienziati che si occupano di apprendimento automatico”.

https://www.galileonet.it/ecco-la-mappa-di-marte-in-alta-risoluzione/

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« Risposta #5012 il: 02 Ottobre 2023, 18:56:13 pm »
Perseverance ha ripreso un dust devil (diavolo di polvere) su Marte!

Il dust devil si muoveva sulla superficie di Marte a 19 km/h: era alto 118 metri e largo 60. Il filmato registrato da Perseverance

Un “dust devil” (diavolo di polvere) marziano è stata catturato mentre si muoveva lungo il bordo occidentale del cratere Jezero di Marte dal rover Perseverance della NASA il 30 agosto 2023, l’899esimo giorno marziano, o sol, della missione. Il video, accelerato 20 volte che trovate a fine articolo, è composto da 21 fotogrammi ripresi a quattro secondi di distanza da una delle Navcam del rover (è riproposto due volte). Molto più deboli e generalmente più piccoli dei tornado terrestri, i dust devil sono uno dei fenomeni naturali che muovono e ridistribuiscono la polvere attorno a Marte. Gli scienziati li studiano per comprendere meglio l’atmosfera marziana e migliorare i loro modelli meteorologici.

La posizione rispetto al rover
Utilizzando i dati delle immagini, gli scienziati della missione hanno determinato che questo particolare diavolo di polvere si trovava a circa 4 chilometri di distanza da Perseverance, in una posizione soprannominata “Thorofare Ridge”, e si muoveva da est a ovest a circa 19 km orari. Hanno calcolato che la sua larghezza fosse di circa 60 metri. E mentre nell’inquadratura della telecamera sono visibili solo i 118 metri inferiori del vortice, gli scienziati sono riusciti anche a stimarne l’intera altezza.

I dust devil sulla Terra
I dust devil, che si verificano anche sulla Terra, si formano quando le cellule ascendenti di aria calda si mescolano con colonne discendenti di aria più fredda. Le versioni marziane possono diventare molto più grandi di quelle trovate sulla Terra. E anche se sono più evidenti durante i mesi primaverili ed estivi (l’emisfero settentrionale di Marte, dove si trova Perseverance, è attualmente in estate), gli scienziati non possono prevedere quando appariranno in un luogo specifico.

https://www.passioneastronomia.it/perseverance-ha-ripreso-un-dust-devil-diavolo-di-polvere-su-marte-guarda-il-video/

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« Risposta #5013 il: 15 Novembre 2023, 08:01:55 am »
Gli uomini potrebbero vivere su Marte: la scoperta choc degli scienziati

Un team di scienziati dell’Università della Scienza e della Tecnologia della Cina ha fatto una scoperta che potrebbe cambiare per sempre le opinioni che si avevano sul pianeta rosso

A volte, la realtà supera la fantascienza e se, qualche tempo fa, l'idea che gli uomini potessero abitare Marte era assurda, ora, non lo è più. Un team di scienziati dell’Università della Scienza e della Tecnologia della Cina ha, infatti, scoperto, con anche l'aiuto di un robot dotato di intelligenza artificiale, che le rocce marziane, al loro interno contengono tracce di ossigeno. Gli studiosi sono riusciti a estrarlo.

Lo studio sulle rocce marziane
A lungo, Marte è stato studiato dagli scienziati per capire se, un giorno, gli esseri umani potrebbero abitarci ma i vari team di esperti hanno sempre riscontrato un problema nel trovare ossigeno nel pianeta: non c'è.
Ora, però, questo dilemma potrebbe essere risolto perché gli scienziati dell’Università della Scienza e della Tecnologia della Cina sono stati in grado di ricreare ossigeno utilizzando frammenti o rocce marziane. In due mesi, il robot dotato di intelligenza artificiale ha utilizzato l’acqua in decomposizione per produrre ossigeno. Il processo complesso avrebbe richiesto 2000 anni a un chimico. Utilizzando cinque tipi di meteoriti marziani, l'IA è riuscita a creare un modello funzionante in grado di produrre costantemente ossigeno e resistere a temperature anche al di sotto di -37°C su Marte.

Le parole degli esperti
Il professor Jun Jiang, uno dei membri del team, ha dichiarato: «Questo tipo di ricerca è di grande interesse ed è in rapido sviluppo nella sintesi e scoperta di materiali organici e inorganici. In futuro, gli esseri umani potranno costruire una fabbrica di ossigeno su Marte con l'assistenza di un chimico specializzato e con l'aiuto dell'intelligenza artificiale. Questa tecnologia innovativa ci avvicina di un passo alla realizzazione del nostro sogno di vivere su Marte».

https://www.leggo.it/esteri/news/marte_vita_uomini_oggi_14_11_2023-7755322.html

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« Risposta #5014 il: 20 Novembre 2023, 08:15:08 am »
Mancano 3 anni e siamo ancora cosi

Finisce in un'esplosione anche il secondo test in volo di Starship

E'finito in un'esplosione anche il secondo test della StarShip, la navetta della SpaceX che con il razzo Super Heavy è stata progettata per i futuri viaggi verso la Luna e Marte e sulla quale la Nasa sta investendo moltissimo in vista delle missioni del programma Artemis, il cui obiettivo è portare astronauti sulla Luna.

Ci sarà, però, ancora da aspettare, prima che il razzo più grande e potente del mondo si dimostri in grado di realizzare un obiettivo tanto ambizioso.



Come era accaduto nel primo test del 20 aprile scorso, la navetta è stata fatta esplodere poco dopo il lancio e come allora l'Agenzia Federale per l'Aviazione degli Stati Uniti ha avviato un'indagine per chiarire le cause dell'incidente e per garantire la sicurezza di futuri test. "E' avvenuto un incidente durante il secondo test in volo della Starship" e "l'anomalia ha portato alla perdita del veicolo. Non si sono registrati danni a persone e cose", scrive l'Agenzia governativa su X (in precedenza Twitter).

Alle 14,03 italiane il gigantesco razzo alto 122 metri è partito regolarmente con la navetta StarShip dalla base di Boca Chica della SpaceX, sulla costa del Golfo del Texas. Tutti i 33 motori Raptor del razzo Super Heavy si sono accesi regolarmente e a tre minuti dal lancio la navetta StarShip si è separata dal primo stadio. Tutto come previsto, fino a quel momento. Ma subito dopo il razzo ha cominciato a cadere in modo anomalo ed è esploso. La StarShip, intanto, ha proseguito il volo, ma prima che potesse raggiungere l'orbita, il centro di controllo di SpaceX ha perso i contatti e a circa 12 minuti dal lancio la navetta è stata fatta esplodere. I suoi detriti sono caduti in mare, nel Golfo del Messico, secondo i dati della Noaa, l'Agenzia statunitense per l'atmosfera e gli oceani.

E' durato così 12 minuti un volo che avrebbe dovuto concludersi dopo un'ora e mezza. Ma SpaceX e la Nasa la considerano comunque un'esperienza utile. Nel primo test di aprile la StarShip era stata fatta esplodere a quattro minuti dal lancio, dopo che alcuni motori Raptor non si erano accesi e la navetta non si era separata correttamente dal primo stadio. In questo secondo test tutti i motori hanno funzionato e la separazione è avvenuta correttamente. E' quanto basta perché l'amministratore capo della Nasa, Bill Nelson, consideri il test "un'opportunità per imparare e poi volare di nuovo".

In realtà il fallimento di oggi rischia di non essere indolore perché potrebbe rallentare i programmi della Nasa per la Luna, che per il futuro puntavano molto sulla StarShip. L'Agenzia spaziale americana, infatti, ogni garanzia di sicurezza, e quindi una lunga serie di voli di successo, prima di far volare degli astronauti su una StarShip.

Da parte dell'azienda di Elon Musk nessun dubbio: "la StarShip è stata lanciata con successo sotto la potenza di tutti i 33 motori Raptor sul booster Super Heavy e ha superato la separazione degli stadi". Quindi, scrive l'azienda su X, "congratulazioni a tutto il team SpaceX per l'entusiasmante secondo test di volo integrato di Starship".

https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/spazio_astronomia/2023/11/18/fatto-esplodere-in-volo-il-razzo-starship-di-spacex_47213056-4313-4ce2-ae96-3f48ab4e5c6e.html

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« Risposta #5015 il: 15 Dicembre 2023, 08:11:23 am »
Mille giorni su Marte: Perseverance completa la sua missione

Al suo millesimo giorno marziano, il rover Perseverance ha recentemente concluso la sua esplorazione dell’antico delta fluviale nel cratere Jezero di Marte. Questo cratere conserva prove di un antico lago che si formò miliardi di anni fa, e il rover ha finora raccolto 23 campioni, rivelando la storia geologica unica di questa regione marziana. Uno dei campioni, denominato “Lefroy Bay“, è particolarmente intrigante poiché contiene una grande quantità di silice a grana fine, nota per conservare antichi fossili sulla Terra. Un altro campione, chiamato “Otis Peak“, è ricco di fosfato, associato comunemente alla vita come la conosciamo, ed entrambi contengono anche carbonato, che può tracciare le condizioni ambientali in cui si sono formate le rocce.

Le scoperte sono state condivise alla riunione autunnale dell’American Geophysical Union a San Francisco. Ken Farley del Caltech, scienziato del progetto Perseverance, ha sottolineato che la scelta di atterrare nel cratere Jezero è stata basata sulla presenza di un delta, un segno evidente di un grande lago preistorico. Questo ambiente è potenzialmente abitabile, con le rocce che offrono un terreno fertile per la conservazione di fossili.

IL CRATERE JEZERO
Il cratere Jezero, formato da un impatto di un asteroide quasi 4 miliardi di anni fa, ha rivelato diverse fasi della sua storia geologica durante l’esplorazione di Perseverance. Dal magma sotterraneo alla formazione di fiumi e alla presenza di un lago poco profondo in fase di evaporazione, la missione ha permesso di tracciare dettagliatamente le trasformazioni del cratere. I campioni raccolti, delle dimensioni di un pezzo di gesso, sono conservati in tubi metallici come parte della campagna Mars Sample Return, collaborazione tra NASA ed ESA. Portare i campioni sulla Terra consentirà agli scienziati di condurre studi approfonditi utilizzando strumenti di laboratorio avanzati.

Per scegliere i campioni, Perseverance utilizza uno strumento di abrasione per rimuovere un pezzo di roccia, analizzandone poi la chimica con strumenti di precisione, tra cui il PIXL, uno strumento planetario per litochimica a raggi X. Le aree selezionate per la raccolta dei campioni, come “Bills Bay” e “Ouzel Falls“, sono state individuate grazie ai dati di PIXL che hanno rivelato la presenza di minerali favorevoli alla conservazione di segni di vita antica.

Nonostante i progressi, la missione continua, con la quarta campagna scientifica in corso che esplorerà il margine del cratere Jezero, rivelando ulteriori dettagli sulla storia geologica de pianeta rosso.

https://www.geomagazine.it/2023/12/13/mille-giorni-su-marte-perseverance-completa-la-sua-missione/

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« Risposta #5016 il: 22 Dicembre 2023, 20:14:39 pm »
Signori, c’è un fiume su Marte, e questo cambia tutto. Ci vivremo?

Quello che la NASA sta raccogliendo su Marte in termini di dati rilevati in anni di esplorazione è che gran parte dei crateri presenti sul Pianeta Rosso avrebbero potuto un tempo essere fiumi abitabili. "Stiamo trovando prove che Marte era probabilmente un pianeta ricco di fiumi", ha detto Benjamin Cardenas della Penn State University annunciando la scoperta. "Vediamo segni di ciò in tutto il pianeta". E adesso cosa cambia?

I fiumi di Marte
I ricercatori hanno utilizzato modelli numerici per simulare l’erosione su Marte nel corso dei millenni e hanno scoperto che le formazioni di crateri comuni sono molto probabilmente resti di antichi letti di fiumi. Lo studio è stato il primo a mappare l’erosione dell’antico suolo marziano addestrando un modello computerizzato.
"Abbiamo tutto da imparare su Marte, comprendendo meglio come questi depositi fluviali possano essere interpretati stratigraficamente, pensando alle rocce oggi come strati di sedimenti depositati nel tempo", ha detto Cardenas. "Questa analisi non è un'istantanea, ma una registrazione del cambiamento. Ciò che vediamo oggi su Marte sono i resti di una storia geologica attiva, non un paesaggio congelato nel tempo."

"La nostra ricerca indica che Marte avrebbe potuto avere molti più fiumi di quanto si credesse in precedenza, il che certamente dipinge una visione più ottimistica della vita antica su Marte", ha spiegato. "Offre una visione di Marte dove la maggior parte del pianeta un tempo aveva le giuste condizioni per la vita."

https://www.msn.com/it-it/meteo/storieprincipali/signori-c-%C3%A8-un-fiume-su-marte-e-questo-cambia-tutto-ci-vivremo/ar-AA1lFEGn?ocid=msedgntp&cvid=8857e7ad7c124389838007a78bbb9939&ei=10

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« Risposta #5017 il: 31 Dicembre 2023, 14:57:28 pm »
Signori, il lander cinese è atterrato su Marte, e ha trovato questo

Il rover cinese Zhurong è arrivato su Marte nel 2021 e ha cessato ogni contatto con l'agenzia spaziale nel maggio 2022 (per la troppa sabbia penetrata nei meccanismi si è scoperto in seguito). Dai dati raccolti su Utopia Planitia, grazie a nuove analisi, ora sappiamo cosa sono gli oggetti poligonali irregolari che avrebbe rilevato e che erano situati a una profondità di circa 35 metri. Di cosa si tratta?

Le scoperte del rover cinese
Il rover cinese Zhurong era dotato di un sistema radar che penetra nel terreno, permettendogli di scrutare sotto la superficie di Marte. Gli oggetti che ha rilevato misurano da centimetri a decine di metri di diametro. Gli scienziati ritengono che questi poligoni sepolti siano il risultato di cicli di gelo-disgelo di miliardi di anni fa, ma potrebbero anche essere vulcanici, dovuti al raffreddamento di flussi di lava
"La possibile presenza di acqua e ghiaccio necessaria per il processo di congelamento-scongelamento nei cunei potrebbe provenire dalla migrazione di umidità indotta dall'aspirazione criogenica da una falda acquifera sotterranea su Marte, dalla nevicata dall'aria o dalla diffusione del vapore per la deposizione di ghiaccio nei pori", si legge nel documento.

Probabilmente un enorme cambiamento nel clima di Marte è stato responsabile della formazione di questi oggetti.

https://www.msn.com/it-it/meteo/storieprincipali/signori-il-lander-cinese-%C3%A8-atterrato-su-marte-e-ha-trovato-questo/ar-AA1mgCRn?ocid=msedgntp&cvid=2f0a78f8180b44939d30d85f3e468cef&ei=16

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« Risposta #5018 il: 26 Gennaio 2024, 08:17:45 am »
Il drone NASA Ingenuity è danneggiato irreparabilmente: fine della missione su Marte

l drone NASA Ingenuity ha concluso ufficialmente la sua missione dopo un guasto occorso durante il 72° volo. Durante la fase di discesa verso il suolo di Marte, una o più pale sono state danneggiate non permettendogli più di volare.

Lo Spazio è difficile e volte ci si affeziona anche a dispositivi che hanno compiuto missioni lontano dalla Terra. Tra questi c'era il drone NASA Ingenuity che ha ufficialmente terminato la sua missione su Marte a causa di un danno irreparabile a una delle pale. Si tratta di una notizia che lascerà molti appassionati con l'amaro in bocca ma, ricordiamo, il piccolo elicottero ha svolto il suo lavoro meglio del previsto arrivando a 72 voli contro i 5 preventivati inizialmente.

Proprio il 72° volo è stato fatale a Ingenuity. Come scritto in precedenza il drone si era sollevato dal suolo del Pianeta Rosso per ritrovare la posizione persa durante il 71° volo a causa della conformazione del terreno che aveva causato un atterraggio d'emergenza. Il 72° volo avrebbe dovuto essere un'operazione semplice, raggiungendo una quota di 12 metri e senza spostamento orizzontale.

Invece durante la fase di discesa il drone ha perso la comunicazione radio con Perseverance, ristabilita solo dopo diversi tentativi. Non era chiaro quale fosse stato il problema ma era stato escluso una mancanza di energia elettrica e anche un atterraggio errato. Il JPL ha ora mostrato una nuova immagine della fotocamera ad alta risoluzione RTE (Return To Earth) che mostra l'ombra di una delle pale che si è danneggiata, ma potrebbero esserne danneggiate più di una. Questo ha compromesso la capacità di volare di NASA Ingenuity che termina così la sua missione.

I dati diagnostici hanno mostrato che il drone ha raggiunto una quota massima di 12 metri per 4,5" prima di iniziare la fase di discesa a 1 m/s. Quando però si trovava a circa un metro dal suolo c'è stata la perdita di comunicazione e probabilmente un atterraggio non corretto, danneggiando una o più pale che stavano ancora ruotando ad alta velocità (realizzate in fibra di carbonio e polimeri).

Il flight log ufficiale si ferma quindi a 72 voli. Complessivamente il drone NASA Ingenuity ha volato per circa 128,8 minuti coprendo oltre 17 km, raggiungendo una velocità massima orizzontale di 10 m/s e una quota massima di 24 metri. Risultati ben oltre le aspettative per un dispositivo realizzato anche con componenti legati al mercato consumer.

Bill Nelson (amministratore della NASA) ha dichiarato "il viaggio storico di Ingenuity, il primo velivolo su un altro pianeta, è giunto a termine. Quell'elicottero ha volato sempre più in alto di quanto avessimo mai immaginato e ha aiutato la NASA a fare ciò che sappiamo fare meglio: rendere l'impossibile, possibile. Attraverso missioni come Ingenuity, la NASA sta aprendo la strada al volo futuro nel nostro Sistema Solare e un’esplorazione umana più intelligente e sicura su Marte e oltre

https://www.hwupgrade.it/news/scienza-tecnologia/il-drone-nasa-ingenuity-e-danneggiato-irreparabilmente-fine-della-missione-su-marte_123751.html

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« Risposta #5019 il: 23 Febbraio 2024, 21:04:38 pm »
Elon Musk continua a sognare Marte: «Ci spediremo un milione di coloni»

Nel 2016 aveva annunciato che se tutto filava «senza intoppi» avrebbe fatto sbarcare un primo equipaggio entro il 2024

Elon Musk ribadisce l’intenzione di colonizzare Marte. E sogna in grande, calcolando di spedire fino a un milione di persone sul Pianeta Rosso. Non è chiaro come o quando vorrebbe mettere in atto i suoi ambiziosi propositi, che al momento assomigliano più a fumosi sogni, ma come ricorda Repubblica anche solo il fatto che continui a parlarne è significativo. D’altronde sono anni che Marte è un po’ il pallino del miliardario sudafricano naturalizzato statunitense. Ne iniziò a parlare nel 2016, annunciando che se tutto sarebbe filato «senza intoppi» contava di riuscire a portare un primo equipaggio sul pianeta entro il 2024. Qualche intoppo però deve essersi evidentemente verificato.


L’ambizione
Starship, l’enorme razzo di SpaceX, l’azienda aerospaziale fondata da Elon Musk nel 2002, al momento non è pronta nemmeno per raggiungere la Luna. E in ogni caso la sua capacità le consente di trasportare al massimo 100 persone alla volta: ciò significa che servirebbero 10mila lanci per concretizzare il quadro delineato dal patron di Tesla. Il quale quattro anni fa ipotizzava che il razzo avrebbe dovuto viaggiare a un ritmo di tre decolli al giorno. Progetto già di per sé impossibile, anche solo per il fatto che la distanza tra Marte e la Terra si riduce al minimo o ogni 26 mesi. C’è inoltre una finestra temporale per partire che si apre una volta ogni due anni. Con il passare del tempo, infatti, Musk si è relativamente ridimensionato, o almeno ha iniziato a rimandare. Nel 2022, per esempio, ha pronosticato un arrivo su Marte dei primi pionieri nel 2029.


Un’avventura gloriosa
In passato Musk affermò che «Marte non è per persone ricche, è per esploratori che probabilmente moriranno. Potresti non tornare vivo, ma è un’avventura gloriosa». Ma non sembra una motivazione sufficiente a invogliare le stazioni spaziali: nessuno ha ancora proposto un piano dettagliato per il viaggio. A detta della Nasa, una missione su Marte non potrà durare meno di 30 mesi, tra il viaggio di andata e ritorno. Un investimento che non sembra ancora convenire, soprattutto considerando che i lavori per l’esplorazione a lungo a termine della Luna sono ancora in corso. Prima di importare vita umana su Marte, infine, bisognerà fare i conti con alcuni aspetti non proprio accattivanti del Pianeta. Dove non c’è un’atmosfera respirabile, la temperatura resta decine di gradi sottozero per la maggior parte dell’anno, e non esiste un campo magnetico che protegga dalle radiazioni. E l’acqua e il ghiaccio, se ci sono, si trovano in profondità sotto la superficie.


https://www.open.online/2024/02/22/elon-musk-marte-coloni/

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« Risposta #5020 il: 17 Aprile 2024, 07:58:16 am »
Portare sulla Terra dei pezzetti di Marte è più costoso del previsto

C’è il rischio che una trentina di campioni rimanga lì, se la NASA non riuscirà a rendere la missione Mars Sample Return più pratica ed economica

Negli ultimi tre anni il robot automatico (rover) Perseverance della NASA ha raccolto campioni di rocce e suolo su Marte, nell’ambito di un ambizioso progetto per portarli un giorno sulla Terra e analizzarli alla ricerca di tracce di vita e non solo. La raccolta è stata feconda e il rover ha messo da parte una trentina di campioni, ma c’è il rischio che questi rimangano sul pianeta e non siano consegnati ai gruppi di ricerca terrestri, sia a causa delle complessità tecniche sia perché i costi della missione sono aumentati più del previsto al punto da portare la NASA a rivedere i piani.

Dopo mesi di confronti, analisi e revisioni dei costi, lunedì 15 aprile i responsabili dell’agenzia spaziale statunitense hanno riconosciuto che con le attuali condizioni il trasporto dei campioni marziani verso la Terra sarebbe impossibile. L’amministratore della NASA, Bill Nelson, ha usato il suo stile diretto e senza molti fronzoli per chiarirlo: «La conclusione è che 11 miliardi di dollari di spesa sono troppi e che il 2040 è troppo avanti nel tempo». Nelson ha poi aggiunto che: «Abbiamo bisogno di pensare fuori dagli schemi per trovare un modo che sia conveniente e che permetta di recuperare i campioni in un lasso di tempo ragionevole».

La missione Mars Sample Return era stata progettata in parallelo con quella di Perseverance, un rover grande più o meno quanto un’utilitaria che aveva raggiunto Marte all’inizio di febbraio del 2021, con un atterraggio controllato tanto complesso quanto spettacolare. Il rover era stato dotato di un sistema di raccolta di campioni del suolo marziano, da inserire in piccoli cilindri metallici, alcuni da mantenere all’interno del robot e altri da raccogliere in un’area di Marte come riserva in caso di qualche malfunzionamento di Perseverance.

La NASA aveva poi iniziato a lavorare alla missione per il recupero, una cosa mai tentata prima e con grandi difficoltà tecniche, coinvolgendo l’Agenzia spaziale europea (ESA) per dividersi compiti e oneri. Il piano al momento del lancio di Perseverance non era ancora ben definito e dopo tre anni continuano a mancare diversi dettagli.

Mars Sample Return prevede che a un certo punto Perseverance sia raggiunto da un nuovo robot inviato dalla Terra, con il compito di prelevare dal rover i cilindri contenenti i campioni e di lanciarli in orbita intorno a Marte. A questo punto una sonda dell’ESA dovrebbe provvedere a raccoglierli e a viaggiare verso la Terra, depositandoli infine nel deserto dello Utah, con un sistema simile a quello impiegato dalla NASA lo scorso anno per trasportare alcuni campioni prelevati da un asteroide.

Inizialmente la missione aveva un costo previsto intorno ai 5-7 miliardi di dollari (più del doppio del costo iniziale di Perseverance), ma già nelle prime fasi di progettazione era diventato evidente che i costi sarebbero aumentati vista la complessità dell’iniziativa. La NASA aveva inoltre previsto tempi relativamente stretti, con il recupero e il trasporto dei campioni verso la Terra da effettuare entro il 2033, una scadenza ritenuta impraticabile visti i ritardi nella progettazione.

I forti dubbi su Mars Sample Return avevano portato ad alcune sospensioni dei piani e soprattutto a una revisione della missione, conclusa lo scorso autunno. Una commissione aveva concluso che l’intera iniziativa sarebbe costata tra gli 8 e gli 11 miliardi di dollari, salvo cambiamenti sostanziali all’intero progetto. Fu inoltre rivista la data di recupero, con uno spostamento di sette anni, al 2040. Il lavoro della commissione fu poi sottoposto ai responsabili della NASA, che infine hanno scelto di rivedere completamente i piani, chiedendo in sostanza a chiunque abbia una buona idea di farsi avanti.

La NASA ha infatti proposto alle aziende private spaziali, a esperti e ai propri stessi dipendenti di elaborare e presentare proposte alternative al piano originale entro il prossimo 17 maggio. Le idee più promettenti saranno messe in fase di studio e di sviluppo preliminare, in modo da avere qualche alternativa entro la fine dell’anno sulla quale basare le prossime decisioni per Mars Sample Return.

La decisione della NASA ha sorpreso vari osservatori, perché inizialmente si pensava che l’agenzia spaziale avesse intenzione di rinviare di qualche anno l’iniziativa, in modo da poter spalmare i costi su più tempo riducendo così l’impatto della spesa sul proprio budget annuale. È una pratica che la NASA ha seguito in diverse occasioni in passato, scommettendo anche sulla possibilità di ottenere nel frattempo finanziamenti maggiori da parte del Congresso, che decide ogni anno quanti fondi destinare alla ricerca e alle attività spaziali degli Stati Uniti.

L’approccio seguito prevede invece di ridurre i costi cambiando il piano iniziale, con tutti i rischi che derivano dal fare maggiore affidamento sui privati, allontanandosi dai progetti finora sviluppati dal Jet Propulsion Laboratory (JPL), la divisione più importante della NASA per lo sviluppo e il progetto di veicoli automatici per l’esplorazione del Sistema solare. Il JPL ha portato ad alcuni dei più grandi successi per la NASA, ma a differenza delle aziende private si muove con grandi cautele non potendo permettersi fallimenti che determinerebbero una riduzione del suo budget, basato su finanziamenti pubblici.

Non è chiaro quali società spaziali potrebbero fare proposte, anche se in passato si era parlato di un eventuale coinvolgimento di SpaceX, l’azienda di Elon Musk, che ha da tempo un piano per l’esplorazione e persino la colonizzazione di Marte. SpaceX come altre società non ha però al momento sistemi affidabili per raggiungere il pianeta, né ha esperienza nello sviluppo di rover e altri veicoli automatici per compiere un atterraggio controllato o per trasportare qualcosa nella sua orbita dal suolo marziano.

Una semplificazione di Mars Sample Return potrebbe consistere nel ridurre la quantità di campioni da portare sulla Terra, rispetto alla trentina finora prevista. Ciò comporterebbe però una scelta difficile su quali campioni scegliere, con tutte le implicazioni scientifiche che ne derivano per lo studio delle caratteristiche del suolo marziano e della sua storia.

Marte è uno dei pianeti più studiati del Sistema solare e negli anni è stato visitato da una grande quantità di sonde e robot. La sua natura rocciosa lo rende per alcuni aspetti simile alla Terra e ci si chiede da tempo se in passato, prima di diventare desolato e con un’atmosfera molto rarefatta, avesse ospitato qualche forma di vita. Negli anni sono stati trovati numerosi indizi, grazie alle attività svolte dai rover su campioni prelevati dal suolo e analizzati direttamente sul pianeta con i loro strumenti. Effettuare ricerche scientifiche a distanza non è però semplice e si potrebbero svolgere analisi molto più approfondite disponendo direttamente dei campioni nei laboratori qui, sulla Terra.

La decisione della NASA è stata molto discussa nelle ultime ore da esperti e analisti, soprattutto perché riguarda il proseguimento di una missione già in corso e di successo come quella di Perseverance. In mancanza di proposte convincenti e senza la disponibilità da parte del Congresso di aumentare i finanziamenti, i campioni marziani potrebbero non lasciare mai il loro pianeta e continuare a fare compagnia a Perseverance fino alla fine della sua missione.

https://www.ilpost.it/2024/04/16/perseverance-campioni-marte-terra-mars-sample-return/

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« Risposta #5021 il: 17 Aprile 2024, 10:23:54 am »
Portare sulla Terra dei pezzetti di Marte è più costoso del previsto

C’è il rischio che una trentina di campioni rimanga lì, se la NASA non riuscirà a rendere la missione Mars Sample Return più pratica ed economica

Negli ultimi tre anni il robot automatico (rover) Perseverance della NASA ha raccolto campioni di rocce e suolo su Marte, nell’ambito di un ambizioso progetto per portarli un giorno sulla Terra e analizzarli alla ricerca di tracce di vita e non solo. La raccolta è stata feconda e il rover ha messo da parte una trentina di campioni, ma c’è il rischio che questi rimangano sul pianeta e non siano consegnati ai gruppi di ricerca terrestri, sia a causa delle complessità tecniche sia perché i costi della missione sono aumentati più del previsto al punto da portare la NASA a rivedere i piani.

Dopo mesi di confronti, analisi e revisioni dei costi, lunedì 15 aprile i responsabili dell’agenzia spaziale statunitense hanno riconosciuto che con le attuali condizioni il trasporto dei campioni marziani verso la Terra sarebbe impossibile. L’amministratore della NASA, Bill Nelson, ha usato il suo stile diretto e senza molti fronzoli per chiarirlo: «La conclusione è che 11 miliardi di dollari di spesa sono troppi e che il 2040 è troppo avanti nel tempo». Nelson ha poi aggiunto che: «Abbiamo bisogno di pensare fuori dagli schemi per trovare un modo che sia conveniente e che permetta di recuperare i campioni in un lasso di tempo ragionevole».

La missione Mars Sample Return era stata progettata in parallelo con quella di Perseverance, un rover grande più o meno quanto un’utilitaria che aveva raggiunto Marte all’inizio di febbraio del 2021, con un atterraggio controllato tanto complesso quanto spettacolare. Il rover era stato dotato di un sistema di raccolta di campioni del suolo marziano, da inserire in piccoli cilindri metallici, alcuni da mantenere all’interno del robot e altri da raccogliere in un’area di Marte come riserva in caso di qualche malfunzionamento di Perseverance.

La NASA aveva poi iniziato a lavorare alla missione per il recupero, una cosa mai tentata prima e con grandi difficoltà tecniche, coinvolgendo l’Agenzia spaziale europea (ESA) per dividersi compiti e oneri. Il piano al momento del lancio di Perseverance non era ancora ben definito e dopo tre anni continuano a mancare diversi dettagli.

Mars Sample Return prevede che a un certo punto Perseverance sia raggiunto da un nuovo robot inviato dalla Terra, con il compito di prelevare dal rover i cilindri contenenti i campioni e di lanciarli in orbita intorno a Marte. A questo punto una sonda dell’ESA dovrebbe provvedere a raccoglierli e a viaggiare verso la Terra, depositandoli infine nel deserto dello Utah, con un sistema simile a quello impiegato dalla NASA lo scorso anno per trasportare alcuni campioni prelevati da un asteroide.

Inizialmente la missione aveva un costo previsto intorno ai 5-7 miliardi di dollari (più del doppio del costo iniziale di Perseverance), ma già nelle prime fasi di progettazione era diventato evidente che i costi sarebbero aumentati vista la complessità dell’iniziativa. La NASA aveva inoltre previsto tempi relativamente stretti, con il recupero e il trasporto dei campioni verso la Terra da effettuare entro il 2033, una scadenza ritenuta impraticabile visti i ritardi nella progettazione.

I forti dubbi su Mars Sample Return avevano portato ad alcune sospensioni dei piani e soprattutto a una revisione della missione, conclusa lo scorso autunno. Una commissione aveva concluso che l’intera iniziativa sarebbe costata tra gli 8 e gli 11 miliardi di dollari, salvo cambiamenti sostanziali all’intero progetto. Fu inoltre rivista la data di recupero, con uno spostamento di sette anni, al 2040. Il lavoro della commissione fu poi sottoposto ai responsabili della NASA, che infine hanno scelto di rivedere completamente i piani, chiedendo in sostanza a chiunque abbia una buona idea di farsi avanti.

La NASA ha infatti proposto alle aziende private spaziali, a esperti e ai propri stessi dipendenti di elaborare e presentare proposte alternative al piano originale entro il prossimo 17 maggio. Le idee più promettenti saranno messe in fase di studio e di sviluppo preliminare, in modo da avere qualche alternativa entro la fine dell’anno sulla quale basare le prossime decisioni per Mars Sample Return.

La decisione della NASA ha sorpreso vari osservatori, perché inizialmente si pensava che l’agenzia spaziale avesse intenzione di rinviare di qualche anno l’iniziativa, in modo da poter spalmare i costi su più tempo riducendo così l’impatto della spesa sul proprio budget annuale. È una pratica che la NASA ha seguito in diverse occasioni in passato, scommettendo anche sulla possibilità di ottenere nel frattempo finanziamenti maggiori da parte del Congresso, che decide ogni anno quanti fondi destinare alla ricerca e alle attività spaziali degli Stati Uniti.

L’approccio seguito prevede invece di ridurre i costi cambiando il piano iniziale, con tutti i rischi che derivano dal fare maggiore affidamento sui privati, allontanandosi dai progetti finora sviluppati dal Jet Propulsion Laboratory (JPL), la divisione più importante della NASA per lo sviluppo e il progetto di veicoli automatici per l’esplorazione del Sistema solare. Il JPL ha portato ad alcuni dei più grandi successi per la NASA, ma a differenza delle aziende private si muove con grandi cautele non potendo permettersi fallimenti che determinerebbero una riduzione del suo budget, basato su finanziamenti pubblici.

Non è chiaro quali società spaziali potrebbero fare proposte, anche se in passato si era parlato di un eventuale coinvolgimento di SpaceX, l’azienda di Elon Musk, che ha da tempo un piano per l’esplorazione e persino la colonizzazione di Marte. SpaceX come altre società non ha però al momento sistemi affidabili per raggiungere il pianeta, né ha esperienza nello sviluppo di rover e altri veicoli automatici per compiere un atterraggio controllato o per trasportare qualcosa nella sua orbita dal suolo marziano.

Una semplificazione di Mars Sample Return potrebbe consistere nel ridurre la quantità di campioni da portare sulla Terra, rispetto alla trentina finora prevista. Ciò comporterebbe però una scelta difficile su quali campioni scegliere, con tutte le implicazioni scientifiche che ne derivano per lo studio delle caratteristiche del suolo marziano e della sua storia.

Marte è uno dei pianeti più studiati del Sistema solare e negli anni è stato visitato da una grande quantità di sonde e robot. La sua natura rocciosa lo rende per alcuni aspetti simile alla Terra e ci si chiede da tempo se in passato, prima di diventare desolato e con un’atmosfera molto rarefatta, avesse ospitato qualche forma di vita. Negli anni sono stati trovati numerosi indizi, grazie alle attività svolte dai rover su campioni prelevati dal suolo e analizzati direttamente sul pianeta con i loro strumenti. Effettuare ricerche scientifiche a distanza non è però semplice e si potrebbero svolgere analisi molto più approfondite disponendo direttamente dei campioni nei laboratori qui, sulla Terra.

La decisione della NASA è stata molto discussa nelle ultime ore da esperti e analisti, soprattutto perché riguarda il proseguimento di una missione già in corso e di successo come quella di Perseverance. In mancanza di proposte convincenti e senza la disponibilità da parte del Congresso di aumentare i finanziamenti, i campioni marziani potrebbero non lasciare mai il loro pianeta e continuare a fare compagnia a Perseverance fino alla fine della sua missione.

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L'assurdità per me non è cercare di colonizzare altri pianeti ,ma di fare morire questo

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« Risposta #5022 il: 28 Aprile 2024, 17:34:39 pm »
Ragni su Marte? Ecco che cosa sono davvero secondo l'Esa

Hanno destato grande meraviglia le immagini recentemente pubblicate sui profili social dall'European Space Agency (Esa), in cui si vedono delle piccole macchie nere, simili a ragni, sulla superficie di Marte. Di cosa si tratta in realtà? Chiaramente, malgrado ne abbiano l'aspetto, non sono veramente aracnidi. Il fenomeno ha infatti una spiegazione.

Cosa accade ogni primavera
"Ragni su Marte? No, queste macchie scure, viste dal Mars Express dell'Esa alla periferia di un'area soprannominata "Inca City" nella regione polare meridionale di Marte, hanno una spiegazione più 'terrestre'...", scrivevano i ricercatori dell'European Space Agency su X lo scorso 24 aprile. Nel corso della giornata di ieri, è stata poi riproposta una seconda immagine, ossia un dettaglio. Quella che si vede sul suolo del pianeta rosso sembra a tutti gli effetti una colonia di ragni. Non si tratta però di questo.
Nessun ragno maziano. Ciò che è stato immortalato dal Mars Express dell'Esa non è altro che un fenomeno che si verifica su Marte quando sul pianeta arriva la primavera. Quelli che paiono aracnidi hanno un diametro di ben 45 metri - non sono proprio piccoli, insomma - e, in realtà, sono dei canali di fuoriuscita di gas. Ma andiamo a spiegare.

Su Marte un anno equivale a 687 giorni terrestri. L'inverno, nello specifico, ha una durata di 154 giorni (nell'emisfero nord, la stagione fredda si è conclusa lo scorso 26 dicembre 2022, mentre è iniziato nell'emisfero sud il 12 gennaio 2024). In inverno su Marte si raggiungono temperature fino a -123 °C, e si formano neve e ghiacciai di CO2. Con l'arrivo della primavera marziana, i ghiacciai si incrinano, fino a formare dei veri e propri geyser da cui fuoriesce vapore. Il gas accumulato nel sottosuolo e rilasciato all'esterno può trasportare della polvere, che va poi a depositarsi sulla superficie del geyser. Da qui le curiose formazioni che sembrano quasi dei ragni.

Come la mente inganna l'occhio umano
La ragione per cui nell'osservare il suolo marziano vediamo centinaia di aracnidi risiede nella nostra mente. In psicologia si parla di pareidolia, o illusione pareidolitica, ossia una illusione subcosciente che ci porta a ricondurre a immagini note oggetti e strutture che in realtà hanno delle forme assolutamente casuali. Ecco perché al posto dei geyser marziani noi vediamo tanti piccoli ragni.

https://www.msn.com/it-it/notizie/tecnologiaescienza/ragni-su-marte-ecco-che-cosa-sono-davvero-secondo-l-esa-la-foto/ar-AA1nO84I?ocid=msedgntp&pc=U531&cvid=14497f53a8bf456af0617fb1a1769c43&ei=19