viracocha dio antidiluviano

Ogni popolo antico ha una leggenda che narra di uno sconvolgimento planetario da cui pochi riuscirono a sopravvivere. Tra questi i portatori di civilizzazione: Viracocha per gli Incas, Quetzalcoatl per gli Aztechi, Osiride e Toth per gli Egizi e gli Oannes per i sumeri.

Molti testi sacri antichi di diverse civiltà narrano di esseri superiori che avrebbero avviato l’uomo sulla via della civiltà. Nel Vecchio Testamento e nel libro di Enoch vengono chiamati rispettivamente figli di Dio e figli del cielo. Per gli antichi egizi fu Osiride che portò la civiltà agli uomini. Nelle civiltà precolombiane dell’America Centrale (Olmechi, Mixtechi, Toltechi, Aztechi, Maya e Quichè) si narra che questo compito venne svolto dal “serpente piumato”, chiamato Quetzalcoatl da Toltechi ed Aztechi, Kukulkan dai Maya, Gukumatz dai Quichè. Tra gli Incas dell’America Meridionale si narrava che fu Viracocha ad avviare questo popolo sulla strada della civiltà.

Viracocha narrato dagli Incas

Gli Incas raccontarono agli spagnoli giunti al seguito di Francisco Pizarro che Viracocha era un uomo dalla pelle bianca, con gli occhi azzurri, i capelli biondi ed una folta barba, tutte caratteristiche completamente assenti in quella popolazione.
Secondo questi racconti, Viracocha, proveniente dal nord con molti suoi seguaci, giunse nella regione del lago Titicaca situato a 3.800 metri di altezza, al confine tra Perù e Bolivia, prima dell’arrivo degli Incas in quel luogo, e lì fondò la città di Tiahuanaco, dove fiorì una misteriosa civiltà pre-incaica.
Le rovine attuali di Tiahuanaco si estendono per quattro chilometri quadrati e mostrano i resti di edifici monumentali, tra cui i famosi enormi monoliti di circa 10 tonnellate che si possono ancora ammirare nelle rovine dell’antica città.
Pare che gli Inca abbiano ereditato da questa civiltà anche delle misteriose tecniche di architettura, come si può osservare nelle mura ciclopiche dei loro siti di Machu Picchu e Cuzco, dove blocchi pesanti anche decine e decine di tonnellate sono incastrati alla perfezione.
Quando gli Incas conquistarono quella regione, questa civiltà era già scomparsa, e Tiahuanaco era una città abbandonata.

viracocha

Una tradizione orale

Gli Incas raccontarono ai cronisti spagnoli che, prima dell’arrivo di Viracocha, le popolazioni di quel luogo avevano vissuto come selvaggi, ma, successivamente, grazie all’arrivo dei viracocha (così gli Incas chiamavano Viracocha ed i suoi compagni) furono civilizzati e contribuirono anch’essi allo sviluppo della civiltà di Tiahuanaco.
Sempre secondo questi racconti, i viracocha insegnarono agli indigeni locali l’agricoltura, l’uso del cotone, l’architettura, l’astronomia e dettero loro anche insegnamenti morali ed una legislazione, inoltre, analogamente ai racconti biblici, i viracocha si accoppiarono con le donne indigene locali.
Secondo il cronista spagnolo Pedro Pizarro (cugino del più famoso Francisco), i membri delle classi dirigenti Inca erano biondi con la pelle chiara e, secondo gli Incas, essi erano discendenti dei viracocha, che si erano accoppiati con le donne native.
Purtroppo tutte le statue (ricoperte d’oro) di Virachocha furono distrutte dai missionari cristiani al seguito di Pizarro, per cui, per quanto riguarda il suo aspetto, dobbiamo accontentarci delle descrizioni tramandate dagli Incas.

Il ritorno del serpente piumato

Dopo aver dato l’avvio alla civiltà del lago Titicaca, Viracocha ed il suo seguito andarono via ma, proprio come fece Quetzalcoatl secondo gli Aztechi, promise che un giorno sarebbe tornato e, per questo motivo, quando i conquistadores di Pizarro giunsero in contatto con la civiltà Inca, furono accolti come amici perchè, dato il colore bianco della loro pelle, furono ritenuti inviati di Viracocha il cui ritorno sarebbe quindi stato imminente. Questo tragico equivoco costò caro a quella popolazione che avrebbe potuto facilmente annientare gli invasori spagnoli, dato il loro esiguo numero, se avesse agito in tempo.