Ne è convinto Raymond Szymanski che in un’intervista durante uno degli ultimi convegni ha dichiarato:”L’evidenza aliena c’è già ma nessuno lo ammetterà mai”.

Un articolo apparso su Mistero bUfo la rubrica del Corriere della Sera a cura di Flavio Vanetti, ve lo proponiamo per intero. Buona lettura!

“E’ stato interessante, ai margini del convegno Figli delle Stelle organizzato a Milano dalla collega Sabrina Pieragostini, fare due chiacchiere con Raymond Szymanski. L’autore di “Cinquanta sfumature di Grigi – alla ricerca della verità” era uno dei relatori. Una sinossi aiuta a inquadrarlo. Ingegnere elettronico, Szymanski è indiscutibilmente il principale esperto della base aerea Wright-Patterson, di Dayton, nell’Ohio: lì ha lavorato per quasi 40 anni, anche come ingegnere capo del laboratorio di ricerca aerea. Si definisce uno scettico curioso che è diventato un convinto assertore dell’esistenza degli Alieni. Durante i lavori dell’incontro milanese è come se avesse effettuato un viaggio virtuale all’interno della base indicata, secondo la vulgata ufologica, come depositaria di tanti segreti sulla questione extraterrestre. Szymanski ha messo a disposizione anche delle diapositive che sostiene siano non solo autentiche e originali dell’epoca, ma soprattutto in grado di costituire un documento inoppugnabile di certe tesi. E in una di queste, in lontananza, si vedrebbe pure il corpo di un alieno: chi era vicino a lui, al tavolo, ha potuto vedere questo scatto. Una delle varie teorie sulla base, infatti, afferma che in quella struttura militare sono stati ricollocati e analizzati i rottami dei crash di dischi volanti caduti negli Usa e i corpi dei loro piloti. Tra questi resti ci sarebbero stati pure quelli dello schianto di Roswell, cosa questa peraltro già detta dai militari nelle more dell’episodio che ha caratterizzato la località texana. Ecco comunque una breve intervista fatta da me a Szymanski. Alla fine vi dirò la mia impressione.

Presenza Aliena

Ingegner Szymanski, che che cosa c’è di concreto nella cosiddetta “Ufo evidence?”

“Io credo che quanto sia avvenuto a Roswell sia più che significativo. Jesse Marcel, il primo militare che potè maneggiare i resti del crash, e il generale DuBose, che comandava l’8° gruppo dell’Air Force, hanno visionato qualcosa di molto chiaro. Solo chi ha avuto in mano i pezzi può dire che di che cosa si trattasse. Ma gli esami hanno portato a una conclusione: appartenevano a una nave spaziale. Marcel, off the records, aggiunse: “Questa cosa non è terrestre”. Per questa ragione fu trasferita a Wright-Patterson. DuBose ammise che la missione fu portata a termine, in aereo, da un suo pari grado. Quindi, è incontrovertibile che, qualunque cosa fossero quei reperti, furono portati nella base nell’Ohio”.

Perché proprio lì, secondo lei?

“Perché nel 1917 fu creato un grande laboratorio per studiare nuovi materiali ad uso aeronautico. Quella struttura esiste pertanto da 100 anni. E da 30 rispetto ai fatti di Roswell. E’ logico e scontato pensare che se ci fosse stata la necessità di analizzare materiale “esotico”, il posto giusto sarebbe stato quello: c’era il know how per farlo a tutti i livelli, soldi inclusi”.

Ha mai avuto mai l’evidenza, negli anni di lavoro nella base, che lì accadesse qualcosa di strano?

“Riferita agli Alieni? O riferita agli Ufo?”

Riferita agli Alieni, prima di tutto.

“No, su quel fronte no. Ma lì c’era sempre qualcosa in evoluzione. Stiamo parlando di una base con 25 mila impiegati. E i laboratori occupavano migliaia di persone impegnate a sviluppare tecnologia del presente e del futuro. Wright-Patterson pullula di documenti classificati”.

Secondo lei la pistola fumante in tema di Ufo e Alieni c’è o non c’è?

“E’ un problema cruciale e delicato. Secondo me bisogna procedere aggiungendo pian piano tesserine al mosaico. Va fatto con pazienza. Una delle mie ricerche, ad esempio, era rivolta a provare la possibilità che lì ci fossero tombe di esseri alieni. Feci domande, incontrai solo smentite. Ma poi trovai un giornale che parlava di un posto di sepoltura giusto a fianco alla cappella. Il dato rilevante e significativo è che l’ospedale della base è lì a un tiro di schioppo dalla cappella. Sarebbe stato fin troppo facile, in presenza di corpi alieni da nascondere, attraversare la strada e seppellirli lì. Coloro con i quali avevo parlato erano disinformati o mi depistavano? Comunque sia, è bastato unire una serie di aspetti per trovare una possibile quadra”.

Secondo lei ci stiamo avvicinando al giorno della pubblica ammissione dell’esistenza aliena?

“I governi hanno convenienza a farlo? Questa è la prima domanda da porsi. Giappone, Inghilterra e Russia hanno declassificato gli X-files, per cui l’evidenza c’è. Ma nessuno trarrebbe vantaggi dal chiudere il cerchio: andrebbe a catafascio il mondo. Per cui, non diranno nulla”.

Presenza aliena
La base nel 1988

Com’è possibile raggiungere la verità?

“La verità già l’abbiamo, non è necessario aspettare i governi. Guardate i documenti del caso di Saint Augustin e quanto è stato scritto: i frammenti metallici, è stato dimostrato, non potevano essere di questo pianeta; c’erano isotopi che non appartengono ai materiali che conosciamo sulla Terra. E quell’episodio si lega a quello di Roswell. Purtroppo la gente non accetterà l’evidenza fino a quando non ci sarà un’apparizione tipo Independence Day. Ed è un peccato ragionare così”.

Lei crede che il presidente Roosevelt abbia avuto un incontro con essere di altri mondi e che abbia scambiato la loro tecnologia con il permesso di prelevare terrestri?

“Sarebbe avvenuto sulla base di Edwards. Non ho investigato il caso, ma pare sia stato possibile. Il presidente era a Palm Springs, dunque non lontano da Edwards.. Aveva un appuntamento da un dentista, ma forse si trattava di una copertura per giustificare le ore di assenza. Non si hanno certezze, ma nemmeno si può escludere che l’incontro ci sia stato”.

Tra i casi di abduction nel mondo, qual è a suo avviso il più significativo?

“Quello di Travis Walton, il boscaiolo di Snowflake in Arizona. Ho passato una giornata intera con lui, siamo stati alla Sitgreaves National Forest riposizionandoci nel luogo preciso dove dice di essere stato prelevato. La sua è una vicenda molto, molto credibile anche per il fatto che i sei suoi compagni, testimoni dell’episodio, hanno tutti superato più volte il test della verità. Questa è una storia che, comunque la rigiri, non presenta alcuna falla”.

Questo è quanto. Il mio giudizio sull’ingegnere? Dunque, Raymond Szymanski mi ha dato l’impressione di essere un tipo molto furbo, ovvero un personaggio che sa centellinare le sue storie, portandoti al punto in cui tu dici “ecco, adesso arriva l’ammissione”. Ma a quel preciso istante, sa frenare e trovare una buona via d’uscita, senza ammettere ma nemmeno senza smentire o contraddirsi. Credo che persone come lui siano, alla resa dei conti, un po’ un problema per l’ufologia. Ma non ho mai avuto la sensazione di parlare con un ciarlatano, con un visionario o con un poco di buono. Anzi, sono sicuro che Raymond sappia – e abbia i documenti relativi – molto di più di quanto voglia dire. O possa dire. Perché forse anche lui tiene famiglia…