Ho finito da poco di leggere questo libro di Temple, il famoso "Il Mistero di Sirio".

L'incipit del libro è il seguente:

"Com'è possibile che le antiche e segrete tradizioni di una tribù africana contengano informazioni astrofisiche molto precise su stelle invisibili entro il sistema astrale di Sirio, informazioni ottenute solo di recente da scienziati moderni, mezzo secolo dopo la loro registrazione da parte degli antropologi che studiavano la tribù?"

Così comincia questo interessante libro, in cui si parla della tribù dei Dogon.

L'autore sostiene che l'esistenza della civiltà sulla Terra è il risultato del contatto con gli abitanti di un pianeta della stella di Sirio avvenuto prima del 3000 ac. Nella cultura tribale dei Dogon le tradizioni sacre più segrete sono basate su questa teoria. Nella loro cosmologia ci sono conoscenze accuratissime e dettagliate riguardanti il sistema della stella di Sirio, con particolari tanto specifici che solo pochi anni fa l'astronomia scientifica , con i potenti strumenti diosservazione e di calcolo, ha potuto scoprire e confermare.

Robert Temple rintraccia le origini di queste tradizioni Dogon mettendole in rapporto alle antiche civiltà mediterranee degli Egizi e dei Sumeri: tutte e tre queste civiltà amtiche furono infatti caratterizzate da conoscenze fisiche ed astronomiche molto avanzate portate, secondo l'autore, da visitatori particolarmente evoluti provenienti da Sirio.

La teoria è decisamente affascinante e Temple non si spreca certo nelle sue indagini andando ad esplorare i misteri delle piramidi egizie e dei manufatti sumeri anche se effettivamente alcuni buchi nella trama che tesse è possibile trovarlo.

 

Qui di seguito una bella recensione alla sua teoria presa dal sito: http://www.cicap.org

 

E' vero che esseri anfibi provenienti dalla stella Sirio visitarono la Terra più di 5.000 anni fa e lasciarono avanzate conoscenze astronomiche che oggi fanno parte del bagaglio culturale di una remota tribù dell'Africa, quella dei Dogon?

E' questo ciò che afferma Robert Tempie in un celebre libro The Sirius Mvstery, uscito nel 1976. Un astronomo che conosca il sistema di Sirio risponderebbe di no al quesito; le teorie astronomiche escludono infatti che Sirio sia una stella adatta ad ospitare la vita, oppure pianeti abitabili. Ma la maggior parte dei lettori di Robert Tempie probabilmente non dispone di cognizioni astronomiche sufficienti per poter giudicare obiettivamente. E non può neppure trovare informazioni sull'argomento nel libro di Tempie, ricco invece di strane divagazioni sull'egittologia. Tuttavia una risposta al problema Sirio è possibile e anche necessaria. Si sostiene infatti che i Dogon siano al corrente dell'esistenza di Sirio B da secoli e che, sempre da secoli, sappiano che questa stella ha un periodo orbitale di 50 anni e che è una nana bianca di elevata densità. I Dogon sarebbero dunque stati in possesso di conoscenze che nessun astronomo a quell'epoca avrebbe potuto avere.

Ma allora la verità sui Dogon e Sirio? Le informazioni astronomiche e antropologiche omesse da Tempie possono aiutarci a risolvere questo caso sconcertante? Prima di tutto riassumiamo la versione di Tempie. Ai centro del mistero c'è la tribù dei Dogon, che vive a Bandiagara, circa 300 km a Sud di Timbuktu, nei Mali, Africa Occidentale.

Le prime notizie sui loro costumi e sulle loro credenze si devono a due antropologi francesi, Marcel Griaule e Germaine Dieterlen, che vissero con i Dogon tra il 1931 e il 1952. Tra il 1946 e il 1950 il capo tribù dei Dogon svelò ai due antropologi i segreti delle sue conoscenze astronomiche.

Molte di queste cognizioni segrete sono complesse ed oscure, come del resto si addice ad antiche leggende, ma alcuni fatti specifici sono evidenti, in particolare ciò che riguarda la stella Sirio, a cui la religione e la cultura de i Dogon attribuiscono una grande importanza. Secondo le informazioni raccolte dagli studiosi francesi, i Dogon si riferivano a una stella compagna di Sirio, piccola e superdensa, costituita da una materia più pesante di qualsiasi cosa conosciuta sulla Terra, che si muove intorno a Sirio su un'orbita ellittica di 50 anni. La stella compagna di Sirio, che corrisponde perfettamente a questa descrizione, non fu osservata che nel 1862. quando l'ottico americano Alvan Graham Clark la individuò mentre provava un nuovo telescopio; l'elevata densità delle nane bianche, poi fu scoperta solo negli anni venti. Le tradizioni dei Dogon invece sono vecchie di secoli; come si può dunque spiegare la notevole coincidenza tra le antiche leggende di questa tribù e le moderne cognizioni scientifiche?

La risposta di Tempie è che i Dogon ricevettero queste informazioni da alcuni visitatori extraterrestri. Una leggenda dei Dogon parla di un "arca" discesa sulla Terra nel mezzo di una grande tempesta di vento. Robert Tempie interpreta il fatto come l'atterraggio di un velivolo spaziale con un propulsore a razzo e con a bordo esseri provenienti da Sirio. Secondo la leggenda dei Dogon, l'arca portò sulla terra un essere anfibio, o un gruppo di tali esseri, chiamati Nommo: "Nommo è il nome collettivo del grande eroe e padre della civiltà che venne da Sirio per fondare la società civile sulla terra ", spiega Temple nel suo libro. I Nommo erano anfibi, egli presume, poiché l'acqua avrebbe permesso loro di mantenere temperature abbastanza basse e avrebbe assorbito la radiazioni di breve lunghezza d'onda provenienti dalla calda stella d'origine, Sirio.

Buona parte del libro di Temple è dedicato al tentativo di dimostrare che i Dogon provengono dallo stesso ceppo dei popoli mediterranei, e questo spiegherebbe il ruolo importante di Sirio nell'ambito delle loro convinzioni religiose. Infatti anche gli Egizi erano particolarmente interessati a Sirio, al punto da basare il proprio calendario sul suo moto annuale. Ma esiste una spiegazione al fatto che i Dogon credessero che Sirio fosse abitata?

Prima di tutto vediamo cosa sanno gli astronomi su Sirio per capire se, almeno in teoria, sia plausibile l'ipotesi che una forma di vita evoluta possa essersi sviluppata nelle sue vicinanze.

Sirio A, la stella più brillante del cielo notturno che possiamo vedere dalla Terra, ha una massa 2,35 volte superiore a quella del nostro Sole. La sua compagna, la nana bianca Sirio B, ha una massa pari a 0,99 volte quella solare. La teoria dell'evoluzione stellare ci dice che più la stella è massiccia, più in fretta brucia; quindi, in origine, Sirio B doveva essere la più grande delle due, prima di consumarsi e diventare una nana bianca. Probabilmente, durante il processo d'invecchiamento, Sirio B deve aver riversato su Sirio A parte della propria massa e quindi le masse originarie delle due stelle dovevano essere più o meno l'inverso di ciò che osserviamo oggi. Una stella di massa pari a due volte quella del Sole, come probabilmente era Sirio B, vive circa i miliardo di anni prima di espandersi fino a diventare una gigante rossa: un periodo abbastanza lungo perché si sviluppi una forma di vita evoluta. Comunque, se vita ci fosse stata, sarebbe scomparsa durante lo stato di gigante rossa di Sirio B, perché tutti i pianeti circostanti sarebberto lentamente arrostiti a causa dell'enorme quantità di energia prodotta dalla stella. Questi pianeti sarebbero poi stati battuti per almeno 100.000 anni da un intenso vento stellare, mentre i gas caldi provenienti dagli strati periferici di Sirio A si riversavano su Sirio B. Durante tale trasferimento di masse le due stelle si sarebbero allontanate, destabilizzando così le orbite dei pianeti circostanti. Secondo le osservazioni su Sirio B analizzate da H. L. Shipman dell'Università del Delaware, Sirio B è stata per 30 milioni di anni una nana bianca in fase di raffreddamento e oggi emette deboli raggi X, quindi la vita su di essa non dovrebbe essere molto piacevole.

In ogni caso, Robert S. Harnngton dell'Osservatorio Navale degli Stati Uniti ha recentemente dimostrato che le orbite dei possibili pianeti situati nella Zona "abitabile" intorno a Sirio (cioè, come è stata definita, la regione in cui l'acqua sarebbe liquida), sono instabili. Sembra dunque improbabile che oggi vi siano anfibi sui pianeti del sistema di Sirio, se mai ve ne sono stati.

Temple fa una previsione che permette di mettere alla prova la sua teoria. Nel suo libro infatti dice: "Che dire se un giorno con i nostri radiotelescopi rilevassimo tracce di comunicazione radio a carattere locale da Sirio?". Per contribuire all'indagine sul mistero di Siio, chiesi di "ascoltare" Sirio a due astronomi, Paul Feldman del radiosservatorio di Algonquin, in Canada, e robert S.Dixon del radiosservatorio dell'Ohio State University, che stavano svolgendo ricerche sui segnali extraterrestri. Di propria iniziativa, essi non avrebbero degnato Sirio di molta attenzione poiché è estrememente improbabile che vi sia vita su di esso. Così, nell'aprile del 1977 i due radioastronomi si misero in ascolto su lunghezze d'onda diverse senza però trovare traccia di segnali.

 Il disco della via lattea nel cielo notturno. Sirio si trova nella costellazone del cane maggiore e dista dalla terra8,7 anni luce; per raggiungerla bisognerebbe percorrere una distanza di circa 82 trilioni (10
Sulla base di queste affermazioni proviamo ad analizzare con un pizzico di scetticismo la leggenda dei Dogon. Troviamo subito una sorpresa: secondo i Dogon, Sirio ha due compagne, non una: queste stelle compagne hanno rispettivamente attributi maschili e femminili. Sembra dunque che non si debbano intendere come vere e proprie stelle, ma piuttosto come simboli di fertilità; del resto ciò risulta evidente da un disegno fatto dai Dogon sulla sabbia che schematizza il sistema di Sirio. Questo disegno è stato riprodotto da Griaule e Dieterlen e da noi riportato in figura. La descrizione, così come risulta dalle informazioni raccolte da Gnaule e Dieterlen, è chiaramente simbolica.

Temple invece la interpreta alla lettera.

Alle pagine 23 e 25 del suo libro dà la propria versione, riveduta e corretta, del disegno, mantenendo il simbolo relativo a Sirio, una delle posizioni di Sirio, e l'ovale che racchiude il tutto; omette il resto. Interpreta poi l'ovale come l'uovo del mondo, cioè l'orbita ellittica di Sirio B intorno a Sirio A, anche se il simbolo relativo a Sirio B nel disegno è all'interno dell'ovale, e non su di esso. Questo è il dato di base con cui Temple afferma che i Dogon "sapevano che Sirio B descrive un'orbita ellittica intorno a Sirio A".

Si suppone anche che i Dogon sapessero che Sirio B impiega 50 anni per compiere un'orbita completa. Ma cosa dicono esattamente in proposito? ecco la versione ai Griaule e Dieterlen: "il periodo di tempo dell'orbita è calcolato doppio, cioè 100 anni, perchè i Sigui si celebrano in coppia di 'gemelli', per insistere sul principio base della gemellanza". La cerimonia del Sigui, a cui si allude, simboleggia il ritrovamento del mondo e si celebra ogni 60 anni (non 50). La gemellanza è un principio importante per i Dogon e spiega il motivo per cui ritengono che Sirio abbia due sorelle compagne.

Esiste una testimonianza astronomica del fatto che Sirio abbia più di una compagna? Negli anni venti e trenta alcuni astronomi pensarono di aver visto brillare un terzo membro del sistema di Sirio, ma nuove e più accurate osservazioni svolte nel 1973 da Irving W. Lindenblad, dell'osservatorio navale di Washington, hanno dimostrato che non c'è alcuna stella compagna nelle vicinanze di Sirio A o di Sirio B.

 


Il disegno tracciato sulla sabbia dai Dagon, che, secondo Marcel Griaule e Germanie Dieterlen, rappresenta il sistema di Sirio. A, Sirio; B, po tolo, l'oggetto che simboleggia Sirio B. L'interosistema è racchiuso da un ovale che rappresenta l'uovo del mondo.

La leggenda dei Dogon su Sirio e le sue stelle compagne è piena di ambiguità, contraddizioni ed errori evidenti, almeno se la interpretiamo alla lettera. Ma che dire dell'affermazione dei Dogon che Sirio B è la stella più piccola e più pesante, costituita di un metallo pesante detto sagala? Sirio B era certamente la stella più piccola e più pesante conosciuta negli anni venti, qundo si iniziava a conoscere la natura superdensa delle nane bianche; la materia di cui sono costituite le nane bianche è però più complessa e più densa del metallo. Ora si conoscono centinaia di nane bianche, per non parlare delle stelle di neutroni, che sono ancor più piccole e più dense. Un eventuale visitatore proveniente dallo spazio avrebbe certamente saputo tutto ciò, e anche cosa sono i buchi neri.

Se le leggende dei Dogon dicessero chiaramente che questa tribù aveva ricevuto visite dallo spazio, allora si potrebbe perdonare Tempie per averci creduto. Ma è così? In nessun punto del suo libro di 290 pagine, Tempie riferisce un'affermazione fatta dai Dogon a sostegno della propria teoria degli astronauti venuti da Sino. Il massimo che può fare è citare i Dogon (pag.217) per aver detto: "Po tolo (Sirio B) e Sirio erano una volta dove ora è il Sole". Il commento di Tempie a quest'ambigua affermazione è il seguente: "Questo sembra un modo valido quanto altri di descrivere la venuta di alcune creature nel nostro sistema solare da quello di Sirio, che avevano quindi lasciato stelle per la nostra, il Sole". Ciò non basta a nascondere il fatto che l'intero mistero di Sirio si basa su una deduzione di Tempie del tutto ingiustificata.

Questi aspetti della conoscenza dei Dogon che sono effettivamente i più antichi e profondi, in particolare la storia dei Nommo e il principio della gemellanza, sono quelli che meno hanno a che fare con la realtà dei fatti riguardo a Sirio. Ciò che invece ha una relazione, alquanto superficiale, con i fatti astronomici, suona invece come un ornamento aggiunto in epoca recente. Inoltre, data la preoccupazione dei Dogon riguardo a Sirio, ci sarebbe da sorprendersi se non avessero innestato sulle proprie leggende le informazioni astronomiche attinte dagli Europei, scegliendo ciò che si adattava e ignorando il resto.

Il famoso astronomo americano Cari Sagan ha mostrato quanto facilmente le nuove informazioni apportate dagli occidentali possano venir assorbite dalle culture primitive. Egli riporta il fatto, realmente accaduto, di un medico della Nuova Guinea, Carleton Gajdusek, che era stato informato da un collega del fatto che alcuni nativi della zona credevano che una certa malattia si trasmettesse per mezzo di uno spirito invisibile che entrava nella pelle del malato. L'indigeno che aveva spiegato questa convinzione aveva tracciato un cerchio sulla sabbia con un bastone e aveva spiegato che fuori dal cerchio vi era il buio, e dentro la luce. All'interno del cerchio aveva disegnato una linea mossa per raffigurare gli invisibili spiriti maligni. Com'era arrivato a un'intuizione tanto precisa dell'origine microbiotica delle malattie? Anni prima lo stesso Gajdusek aveva mostrato al microscopio, ad alcuni indigeni, il germe di una malattia, e il disegno tracciato sulla sabbia non era altro che il ricordo di quella visione impressionante.

E' troppo facile, per noi occidentali, pensare che le tribù africane siano isolate, selvagge e ignoranti. Ma i Dogon non sono affatto isolati: vivono nei pressi di un percorso stradale usato per i commerci, e sono anche vicini alle sponde del fiume Niger, un'importante via di comunicazione. Dunque, molti viaggiatori potrebbero averli raggiunti, oppure i Dogon stessi avrebbero potuto spostarsi fino alla costa, dove avrebbero potuto incontrare marinai che possedevano conoscenze astronomiche più precise. I Dogon sono stati in contatto con gli Europei almeno fin dalla fine del XIX secolo.

E neppure sono selvaggi e ignoranti. Peter e Ronald Pesch, dell'osservatorio Wamer Swasey delI'Ohio, hanno fatto notare che fin dal 1907 esistono scuole francesi nella zona abitata dai Dogon. I membri di questa tribù che avessero voluto ricevere un'istruzione avrebbero potuto farlo nelle scuole vicine. Poi ci sono stati i missionari, che senz'altro si saranno interessati alle leggende dei Dogon: i missionari dei Padri Bianchi sono in contatto con i Dogon dagli anni venti. Si è tentati di pensare che certi dettagli specifici su Sirio B siano stati inseriti nelle leggende proprio in quel periodo. Negli anni venti, infatti, gli astronomi stavano scoprendo la natura di Sirio B; stavano cioè scoprendo che si tratta di una piccola stella superdensa, e le nane bianche godevano allora della stessa fama di cui oggi godono i buchi neri. Fra l'altro non si fa menzione, nei diari delle attività dei missionari, di discussioni sul tema di Sirio tra i Dogon; se pubblicassero resoconti di tal genere, forse sarebbe possibile far luce sull'origine e sul periodo a cui risalgono i miti dei Dogon.

Il problema è che molti sono i canali attraverso i quali cognizioni occidentali possono essere pervenute ai Dogon, ancora prima degili studi condotti da Griaule e Dieterlen. Forse non riusciremo mai a ricostruire il modo in cui i Dogon hanno acquistato quelle conoscenze, ma un cosa sembra proprio chiara: non sono certo stati anfibi di Sirio B a fomirgliele.

 

 

In definitiva mi sento di consigliare a tutti questa lettura, il libro è interessante ed è ben tradotto in un'elegante edizione italiana. Alle sue teorie si può credere o meno, in ogni caso non credo sia una perdita di tempo leggerle, specie quelle sulle piramidi egiziani e sui ritrovamenti sumeri che ho trovato molto interessanti.

 

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