Marea Nera

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« Risposta #150 il: 09 Agosto 2011, 23:29:58 pm »
Golfo del Messico: 5000 riversamenti di petrolio in un anno

E’ passato piu’ di un anno dallo scoppio del pozzo Macondo nel Golfo del Messico.

Tutti ricordiamo le immagini dell’epoca e l’angoscia di vedere 11 persone morte, e quel flusso di petrolio scrorrere per giorni e giorni che sono poi diventati quasi tre mesi.
Alla fine sono stati riversati oltre 700 milioni di litri di petrolio nel mare, il piu’ grave incidente ambientale della storia americana e uno dei maggiori del mondo.

Molti penseranno che tappato il buco, fine della storia. Invece non e’ cosi’ perche’ tutto quello che succede in mare a meno che non sia e’ spesso lontano dagli occhi, e dall’attenzione della gente, dei media, della voglia di cambiare le cose.

Hanno riversato nel mare ogni sorta di materiale chimico per la dispersione, spesso causando altri problemi. Nonostante cio’ molto petrolio e’ rimasto sotto la superficie e non si sa bene dove sia e come si muova. Ancora adesso ogni tanto arrivano in spiaggia chiazze di petrolio, in tutto il golfo e pure in Virginia. Qualche mese fa morie di cuccioli di delfini a causa delle ingestioni di petrolio delle loro mamme.

Ma forse la cosa piu’ triste e’ che in un solo anno – dal giorno dell’incidente nell’April 2010 fino ad oggi sono stati registrati 5,000 – si cinquemila – altri riversamenti a mare di petrolio dai vari pozzi sparsi lungo il golfo del Messico. Ce ne sono circa 3,300 di pozzi.

La foto in alto ne segnala “solo” 3,000 di questi riversamenti. Sono tutti considerati minori, oppure le compagnie petrolifere fanno di tutto per non farlo sapere in giro.

Appunto, lontano dagli occhi, lontano dalla rabbia. E in mare e’ facile.

Anche in Italia arriva l’invasione dei pozzi di petrolio – e non si tratta di salvare l’Abruzzo o la Puglia o la Sicilia, ma di proteggere tutta la nostra penisola.

Noi forse non avremo migliaia di pozzi come nel golfo del Messico, dove c’e’ piu’ petrolio e dove si trivella da almeno mezzo secolo, ma i nostri saranno molto piu’ vicini a riva, e il nostro petrolio, in generale e’ di qualita’ scadente, il che significa piu’ inquinamento, piu’ monnezza tossica.

E’ quello che succede nei mari petrolizzati: un anno, cinquemila perdite.

La cosa interessante e’ che chi vive sul Golfo non si preoccupa piu’ di tanto. Per loro il mare e’ una cosa diversa da quel che puo’ esserlo per chi invece vive lungo le coste pacifiche e atlantiche. Il risultato e’ questo:

The lack of progress in creating a national oil spill cleanup capability that has a fighting chance against the next major spill; the continued reliance on chemical dispersants, despite evidence suggesting they may do more harm than good; the regular occurrence of “mystery spills” that never get resolved; the laughable results of a system that naively hopes polluters will accurately report their spills; the lack of consistent fines for polluters, a moral hazard that encourages sloppy operations and risk taking.
Non esiste negli USA un sistema capace di far fronte ad un nuovo disastro, continuiamo ad usare dispersanti chimici nonostante facciano piu’ male che bene,
la ricorrenza periodica di macchie misteriose, abbiamo un sistema risibile che spera che chi inquina riportera’ accuratamente le perdite in mare, non ci sono multe date con sufficenteme regolarita’ un rischio morale che incoraggia operazioni poco serie e grandi rischi.

Chi va a fare il turismo sulle coste Texane? Nessuno. Chi dall’Italia pensa di venire negli USA per andare al mare a Galveston, Texas? Nessuno.

E’ per questo che in Florida e in California i limiti per le trivelle sono di 160 km e 200 km da riva. Mica sono scemi.

In Italia invece facciamo di tutta l’erba un fascio. Grazie al decreto Prestigiacomo nove chilometri e puoi mettere quello che ti pare, a Pantelleria, a Venezia, ad Otranto, a Vasto, a Peschici.

Tanto da noi non succede.


Pozzi del Golfo del Messico da cui sono state registrate perdite nell’annata 2010-2011. Sono circa 5 mila in totale.

http://www.stampalibera.com/?p=29656



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« Risposta #151 il: 10 Agosto 2011, 18:56:47 pm »
Marea Nera in India, allarme nell’oceano Indiano

La marea nera fuoriuscita da un mercantile affondato davanti al porto di Mumbai si sta allargando rapidamente verso la costa minacciando una famosa spiaggia della grande metropoli Indiana.
Dalla nave “MV Rak” che si è inabissata la settimana scorsa a 25 miglia marine dalla terraferma, esce circa una tonnellata di carburante all’ora secondo i dati diffusi dalla televisione Times Now. Il cargo battente bandiere panamense, trasportava 60 mila tonnellate di carbone e 340 tonnellate tra benzina e lubrificanti.

L’emittente aveva mostrato ieri le immagini di catrame sulla spiaggia di Juhu, dove si affacciano le ville delle star di Bollywood, ma un comunicato del ministero dell’Ambiente aveva smentito dicendo che i residui non provenivano dalla MV Rak. Le autorità hanno anche minimizzato la minaccia di inquinamento della costa già degradata da diversi incidenti del genere in passato.
Sul luogo sono al lavoro due unità navali di emergenza per contenere i danni della chiazza oleosa e cercare di aspirare il contenuto dello scafo sommerso. Intanto nella zona colpita dal disastro è stata vietata la pesca fino al 15 agosto, ma il limite potrebbe essere ulteriormente prorogato.
Lo sversamento di petrolio in mare sta diminuendo, ma la chiazza minaccia 14 chilometri di spiagge. Il ministro indiano della Navigazione, commentando la situazione della costa di Mumbai, ha spiegato comunque che il flusso di carburante sversato sta diminuendo: speriamo nelle prossime ore di non dover commentare un nuovo grandissimo disastro ambientale.

http://www.meteoweb.eu/2011/08/marea-nera-in-india-allarme-nelloceano-indiano/72728/

Offline boe71

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« Risposta #152 il: 13 Agosto 2011, 23:22:53 pm »
GB: PERDITA DI GREGGIO DA PIATTAFORMA A LARGO DELLA SCOZIA

Londra, 13 ago. – Una macchia di greggio si e’ riversata nel Mare del Nord da una piattaforma al largo della Scozia, 180 a est di Aberdeen. Lo ha riferito la stessa compagnia petrolifera, precisando che al momento non e’ in grado di quantificare la perdita. “Abbiamo contenuto la fuoriuscita in modo significativo e stiamo adottando ulteriori misure per isolare” la macchia di greggio, si legge in un comunicato del colosso petrolifero anglo-olandese

http://www.stampalibera.com/?p=29849

Offline nikolaus88

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« Risposta #153 il: 16 Agosto 2011, 10:53:55 am »
Continua la fuoriuscita di petrolio nel Mare del Nord - "Peggior incidente nell'area dal 2000"

Cresce la paura per la perdita di petrolio nel mare del nord 1, al largo delle coste scozzesi: la fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma Gannet Alpha, a 180 chilometri da Aberdeen, sulla costa orientale della Scozia, non si è fermata.
Lo annuncia la Shell, senza fornire altri dettagli, nè fare alcuna previsione su quando sarà in grado di fermare la perdita.

Dopo giorni di silenzio e scarsa informazione, ieri il colosso anglo-olandese aveva stimato la perdita in 200 tonnellate di greggio, circa 1.300 barili: secondo gli esperti si tratta dell'incidente più grave nell'area dal 2000.
Il colosso anglo-olandese ammette che si tratta di una fuoriuscita "significativa", ma che andrebbe rallentando: la stima di oggi è che la quantità di petrolio riversata in mare sia scesa a 5 barili al giorno.

Secondo la Bbc ci sarebbe una seconda falla da cui fuoriesce il greggio, non ancora individuta con precisione. "Abbiamo un sistema sottomarino molto complesso, e la perdita si trova in una posizione difficile con molta vegetazione marina", ha detto il responsabile Shell per l'esplorazione in Europa, Glen Cayley. Le squadre di sommozzatori sono al lavoro per individuare il punto della perdita.

http://www.repubblica.it/ambiente/2011/08/16/news/continua_perdita_mare_del_nord-20486288/?ref=HREC1-3

sestosenso

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« Risposta #154 il: 17 Agosto 2011, 09:14:53 am »
"L'EUROPA IN PERICOLO"

MAREA NERA IN SCOZIA: SI AGGRAVA IL DISASTRO...

Marea Nera: disastro ecologico a largo della Scozia, è una “bomba” per l’ecosistema
martedì 16 agosto 2011, 14:09

Si sta aggravando la fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma Gannet Alpha di Shell, nel Mare del Nord, circa 150km a est delle coste Scozzesi: dopo quasi un anno e mezzo dalla catastrofe del Golfo del

Messico, un nuovo evento disastroso rischia di stravolgere l’ecosistema marino, stavolta in Europa.
La perdita di petrolio è iniziata mercoledì scorso, il 10 agosto. La Shell, a cui fa riferimento la piattaforma, ha riferito che sono finiti in acqua 216 tonnellate di greggio, equivalenti a 1.300 barili (in media, ha spiegato la compagnia, si tratta di 5 barili al giorno) determinando l’emergenza più grave dal 2000. “La macchia di petrolio“, ha detto un portavoce della Shell stamattina, “era ieri di circa un chilometro quadrato“. La Shell, secondo ciò che scrive la Bbc, ha individuato una seconda falla da cui fuoriesce petrolio nelforma, ma non è ancora riuscita a localizzarla con precisione. “Abbiamo un sistema sottomarino molto complesso, e la perdita si trova in una posizione difficile con molta vegetazione marina“, ha detto il responsabile Shell per l’esplorazione in Europa, Glen Cayley. Le squadre di sommozzatori sono al lavoro per individuare la falla, mentre la perdita dal primo “buco” è stata riparata. ”La perdita che abbiamo contenuto era nel condotto e la prima cosa che abbiamo fatto e’ stato chiudere le fonti e isolare il giacimento che consiste chiaramente nel piu’ grande volume della perdita”, ha detto Cayley, aggiungendo che ”la piccola falla che rimane e’ in una posizione difficile da raggiungere. La piattaforma e’ una struttura sottomarina complessa e raggiungere la falla attraverso una vegetazione marina piuttosto densa si sta dimostrando complesso”. Mentre dalla prima falla sono fuoriuscite 216 tonnellate di petrolio, pari a 1.300 barili, la seconda falla, ha detto Cayley, ammonta a soli due barili.
La perdita – la piu’ grande nel mare del Nord dell’ultimo decennio – e’ stata notata da un elicottero e al suo culmine si estendeva per quasi 30 chilometri. Secondo Cayley, le condizioni del mare stanno disperdendo naturalmente il petrolio e per ora non vi sono danni alla popolazione di uccelli marini. ”Shell rimpiange molto questa perdita. Lavoriamo duramente per assicurarci che l’ambiente sia protetto e quando i nostri sforzi falliscono in una situazione come questa agiamo velocemente come abbiamo fatto in questo caso, formando la nostra squadra di emergenza e lavorando a stretto contatto con le agenzie del governo, il ministero per i cambiamenti climatici, le autorita’ sanitarie, la guardia costiera, le autorita’ per la protezione della costa ed il governo scozzese”.

”Incidenti come questo sono delle piccole bombe ecologiche” per gli ecosistemi marini, ha spiegato Silvio Greco, biologo marino. Si tratta ”di ecosistemi molto delicati – precisa -. In particolare il Mare del Nord e’ un’area di forte concentrazione di merluzzi e luogo di nidificazione per piu’ di una decina di specie di uccelli marini, che sono i primi tra l’altro a risentire degli effetti degli olii pesanti. Il primo problema – aggiunge – e’ l’intossicazione provocata dal petrolio e la morte conseguente di larve e pesci che sono in superficie”.
Il dramma, sottolinea l’esperto, ‘‘e’ che si continua a minimizzare l’episodio come se fosse normale che le piattaforme petrolifere perdessero petrolio. E’ un atteggiamento assurdo, compreso quello di non diffondere in tempo i dati – dice -, che dimostra come le grandi compagnie abbiano solo un unico obiettivo, l’aumento del capitale sociale, in completo sfregio ad ambiente e bene comune”.
http://www.meteoweb.eu/2011/08/marea-nera-disastro-ecologico-a-largo-della-scozia-e-una-bomba-per-lecosistema/73867/

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« Risposta #155 il: 19 Agosto 2011, 21:31:09 pm »
Londra, 19 ago. (TMNews) - La Shell ha annunciato di aver fermato la fuoriuscita di greggio dalla seconda falla presente in un oleodotto della piattaforma Gannet Alpha, al largo delle coste scozzesi; la prima falla era stata contenuta diversi giorni fa. Si è comunque trattato del peggior disastro ambientale in Gran Bretagna negli ultimi dieci anni.
Inoltre, il gigante petrolifero ha in programma di svuotare l'oleodotto danneggiato, che contiene ancora centinaia di tonnellate di greggio. La macchia di petrolio in superficie, dopo circa una settimana, è di 6,7 chilometri quadrati.
Secondo la Shell, circa 218 tonnellate di petrolio sarebbero finite nel Mare del Nord, ma il gruppo continua a ripetere che la macchia dovrebbe disperdersi naturalmente, senza arrivare sulle coste, e che l'incidente "non ha avuto un impatto significativo sull'ambiente".

sestosenso

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« Risposta #156 il: 22 Agosto 2011, 12:11:54 pm »
Marea nera in Cina, scoperti altri nove punti dai quali il petrolio esce dal fondaleago 

E’ un’estate di maree nere. Ieri ha preso una brutta piega quella che va avanti a singhiozzo in Cina da un paio di mesi e che ultimamente sembrava domata: scoperti altri nove punti, diconsi nove, da cui il petrolio esce in mare dal fondale. Sono racchiusi un un’area di una quindicina di metri di diametro.

Il disastro sta interessando la regione di Bohai, sulla costa nordorientale della Cina, dove la pesca è (era…) fiorente. Fino alla scoperta delle nove ulteriori perdite, ufficialmente erano usciti in mare 700 barili di petrolio e 2.500 barili di fluidi lubrificanti per la trivellazione petrolifera a base di oli minerali: ancor più inquinanti del petrolio.

Totale ufficiale, 3.200 barili. Fino a questo momento sia il Governo cinese sia la compagnia petrolifera hanno mostrato – tanto per cambiare – silenzi e reticenze.
La marea nera sta sprigionandosi da una piattaforma situata su un campo petrolifero dove l’americana ConocoPhillips opera per il 49%; il 51% è controllato dalla cinese Cnoc (China National Offshore Oil Corporation), che appartiene completamente al Governo. La gestione è però affidata agli americani.

A partire dal 4 giugno si sono verificate tre perdite, ciascuna delle quali della durata di uno-tre giorni. Coperti di petrolio 840 chilometri quadrati di mare.

Il Governo della Cina ha ammesso l’incidente solo il 5 luglio, quando la prima e la seconda perdita sembravano ormai roba da archivio e la terza non si era ancora prodotta. L’ha fatto perchè la notizia era uscita su internet ad opera di un blogger cinese.

Secondo il Governo cinese, è tutta colpa del gestore americano. Il quale venerdì ha annunciato che il mare era stato completamente ripulito.

Il giorno successivo (cioè ieri, sabato) la Cina ha dichiarato che ConocoPhillips ha ammesso l’esistenza di nove punti da cui il petrolio esce dal fondale, senza fornire ulteriori dettagli.

Il portavoce di Conoco Phillips ha aggiunto che le nove perdite sono ravvicinate e piccole, complessivamente rilasciano in mare solo due litri al giorno. Sostiene che presumibilmente sono legate alla perdita del 17 giugno.

In attesa di analisi, sempre secondo la società, si tratta di residui di fluido per trivellazioni che stanno venendo a galla; tutte le gocce che arrivano alla superficie del mare sono immediatamente ripulite.

ConocoPhillips, ha detto ancora il portavoce, sta sviluppando piani per fermare la perdita. Significa che non sa (ancora) come fare, nè quando potrà fermarla.
http://blogeko.iljournal.it/2011/marea-nera-in-cina-scoperti-altri-nove-punti-dai-quali-il-petrolio-esce-dal-fondale/63303

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« Risposta #157 il: 08 Ottobre 2011, 16:10:17 pm »
Nuova Zelanda, nave si arena e perde petrolio

Sono passati tre giorni da quando la nave container di una compagnia di navigazione italiana si è incagliata nell'area della barriera corallina conosciuta come Astrolabe.

La Rena, che si stava dirigendo verso il porto di Tauranga per caricare altro carburante, si trova ora a 22 km dalla costa, con una falla nello scafo ed una inclinazione di 12 gradi.

L'imbarcazione, che trasporta 2.100 container e 1.700 tonnellate di combustibile, ha già prodotto una scia nera lunga sei chilometri che si sta spandendo nelle acque.

L'Astrolabe è un'area particolarmente ricca per la fauna marina che ospita, oltre ad anemoni e spugne di mare, qui si trovano moltissime varietà di pesci, pinguini blu, foche e procellarie. A tre giorni dall'incidente già sono stati ritrovati quattro uccelli marini morti, mentre ne sono stati avvistati altri ricoperti di petrolio.

Il funzionario di Maritime New Zealand, Rob Service, ha dichiarato: "Non sembra vi siano falle nei serbatoi, ma i danni sono estesi ed è ancora difficile determinarli accuratamente e decidere come disincagliarla, un'operazione che comunque richiederà del tempo".

http://it.peacereporter.net/articolo/30869/Nuova+Zelanda%2C+nave+si+arena+e+perde+petrolio+

Offline saib

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« Risposta #158 il: 10 Ottobre 2011, 07:55:51 am »
Wellington, 10 ott. (TMNews) - Il carburante fuoriuscito dalla portacontainer "Rena", da giorni incagliata al largo della Nuova Zelanda, ha raggiunto oggi la costa: palline di petrolio sono state infatti ritrovate sulla spiaggia di Mont Maunganui, una località turistica della baia di Plenty, una delle zone più belle del paese oceanico. Le squadre di soccorso stanno lavorando 24 ore su 24 per mettere in sicurezza l'imbarcazione e svuotare le cisterne, soprattutto in vista della tempesta prevista per questa sera. Le autorità temono che possa cedere lo scafo della portacontainer, facendo così riversare in mare le 1700 tonnellate di carburante presenti a bordo. "Stiamo seguendo con attenzione le previsioni del tempo e la struttura dello scafo", ha dichiarato a Radio New Zealand Bruce Anderson, uno dei responsabili dell'autorità per la sicurezza delle persone e dell'ambiente in mare, Maritime New Zealand (MNZ). "C'è il rischio di grandi danni e non ci facciamo illusioni a riguardo. Per questo stiamo lavorando 24 ore su 24 per portare via il carburante" dalla nave, ha aggiunto. Le previsioni meteo indicano per stasera l'arrivo di una tempesta nella baia di Plenty, con piogge intense e venti che possono raggiungere i 90 chilometri orari. Le operazioni di intervento sono rese difficili dalla posizione della Rena, incagliatasi mercoledì scorso sulla barriera corallina Astrolabe, a circa 22 chilometri dalla città di Tauranga, nel nord della Nuova Zelanda. (fonte Afp)

heinrich1700

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« Risposta #160 il: 11 Ottobre 2011, 07:22:41 am »
la reale catastrofe per la terra siamo noi, altro che terremoti  :pianto:



Tauranga (Nuova Zelanda), 11 ott. (TMNews) - La minaccia di una marea nera posta dall'arenamento della portacontainer 'Rena' in una baia turistica della Nuova Zelanda è la peggiore "catastrofe marittima e ambientale" della storia del paese. Lo ha dichiarato oggi il ministro dell'Ambiente, dopo che dall'imbarcazione sono già fuoriuscite tra le 130 e le 350 tonnellate di gasolio pesante e lo scafo minaccia di spezzarsi e di liberare le 1.700 tonnellate di combustibile presenti a bordo. La portacontainer 'Rena', battente bandiera liberiana, si è incagliata mercoledì scorso sulla barriera corallina Astrolabe, a circa 22 chilometri dalla città di Tauranga, nel nord della Nuova Zelanda. Da allora, squadre di soccorso hanno lavorato 24 ore su 24 per cercare di svuotare le cisterne, ma ieri sono state costrette a fermarsi a causa del maltempo. Le operazioni di pompaggio sono riprese oggi, ma in condizioni molto difficili, con onde di cinque metri e forti venti. "Si tratta della più grave catastrofe marittima e ambientale conosciuta dalla Nuova Zelanda", ha detto Nick Smith in un incontro con la stampa. al corso d' affatto-stampa. Un portavoce dell'autorità per la sicurezza delle persone e dell'ambiente in mare, Maritime New Zealand (MNZ), ha fatto sapere che il combustibile che si è riversato finora in mare proviene da uno dei "quattro principali serbatoi della nave". Il combustibile aveva già raggiunto ieri la costa, arrivando sulla spiaggia di Mont Maunganui, una meta turistica della baia di Plenty, nota come riparo di balene, delfini e uccelli marini. Numerosi uccelli sono già deceduti, mentre pinguini e cormorani vengono seguiti in centri di cure per animali. Secondo il WWF "le prossime 24-48 ore saranno decisive". (fonte Afp)

Offline dani

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« Risposta #161 il: 11 Ottobre 2011, 17:01:59 pm »
Marea nera in Nuova Zelanda,la peggiore catastrofe ambientale della storia del paese  

Tauranga (Nuova Zelanda), 11 ott. (TMNews) - La minaccia di una marea nera posta dall'arenamento della portacontainer "Rena" in una baia turistica della Nuova Zelanda è la peggiore "catastrofe marittima e ambientale" della storia del Paese. Lo ha dichiarato oggi il ministro dell'Ambiente, dopo che dall'imbarcazione sono già fuoriuscite tra le 130 e le 350 tonnellate di gasolio pesante e lo scafo minaccia di spezzarsi e di liberare le 1.700 tonnellate di combustibile presenti a bordo.



La portacontainer "Rena", battente bandiera liberiana, si è incagliata mercoledì scorso sulla barriera corallina Astrolabe, a circa 22 chilometri dalla città di Tauranga, nel nord della Nuova Zelanda. Da allora, squadre di soccorso hanno lavorato 24 ore su 24 per cercare di svuotare le cisterne, ma ieri sono state costrette a fermarsi a causa del maltempo. Le operazioni di pompaggio sono riprese oggi, ma in condizioni molto difficili, con onde di cinque metri e forti venti.



"Si tratta della più grave catastrofe marittima e ambientale conosciuta dalla Nuova Zelanda", ha detto Nick Smith in un incontro con la stampa. al corso d' affatto-stampa. Un portavoce dell'autorità per la sicurezza delle persone e dell'ambiente in mare, Maritime New Zealand (MNZ), ha fatto sapere che il combustibile che si è riversato finora in mare proviene da uno dei "quattro principali serbatoi della nave".


Il combustibile aveva già raggiunto ieri la costa, arrivando sulla spiaggia di Mont Maunganui, una meta turistica della baia di Plenty, nota come riparo di balene, delfini e uccelli marini. Numerosi uccelli sono già deceduti, mentre pinguini e cormorani vengono seguiti in centri di cure per animali. Secondo il WWF "le prossime 24-48 ore saranno decisive".


tmnews.it

http://terrarealtime.blogspot.com/2011/10/marea-nera-in-nuova-zelandala-peggiore.html

Oleg

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« Risposta #162 il: 11 Ottobre 2011, 17:28:29 pm »
E CHE cavolo!!!!!! :testata: :testata: :testata: :testata: :testata: :testata: :testata: :testata: :testata:
ma siamo una razza veramente INDEGNA!!!!!!!!!!  :mad: :mad: :mad: :mad: :mad: :mad: :mad:

Offline singns1

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« Risposta #163 il: 18 Novembre 2011, 14:50:49 pm »

Offline dani

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« Risposta #164 il: 22 Novembre 2011, 23:51:44 pm »
 :rabbia: :rabbia: :rabbia:

Frattura nel fondale oceanico. Marea nera fuori controllo al largo del Brasile

Probabile frattura nella roccia del fondale oceanico, che si trova a 1.200 metri di profondità: nientemeno. E’ la diagnosi formulata dalle autorità a proposito della marea nera che ha coperto circa 163 chilometri quadrati della baia di Guanabara, nel Brasile sud orientale e che – al momento – non si riesce a bloccare.

Molti aspetti di questa vicenda richiamano alla mente la marea nera nel Golfo del Messico, l’anno scorso: a cominciare dall’abitudine di ravanare nei posti più assurdi per cercare il petrolio. Del resto, quello facile da estrarre è stato già estratto.

Inoltre, come nel caso del Golfo del Messico, il petrolio non viene da un pozzo produttivo: è collegato piuttosto ad una trivellazione preparatoria ed esplorativa.

Sta uscendo in mare al ritmo ufficiale di 200-330 barili al giorno: e anche nel caso del Golfo del Messico all’inizio circolavano cifre così modeste.
Il petrolio ha cominciato ad affiorare giovedì, in corrispondenza del campo petrolifero di Frade, al largo della costa su cui si affaccia l’area metropolitana di Rio de Janeiro.

A Frade opera la Chevron. La società ha provveduto (invano) a fermare la trivellazione di un pozzo di valutazione; continua comunque l’estrazione del petrolio dagli altri pozzi non collegati all’incidente.

Ancora la Chevron ha mandato sott’acqua un robot che ha individuato le perdite dal fondale e ora sta dispiegando un arsenale di navi per contenere i danni.

L’agenzia statale brasiliana Anp, che sovrintende alla produzione di petrolio, gas e biocombustibili, dice che verosimilmente la trivellazione del pozzo di valutazione effettuata dalla Chevron ha fatto aumentare la pressione nell’area, provocando la frattura della roccia da cui ora esce il petrolio.

La Chevron ammette che la sua trivellazione possa aver contribuito alla fuoriuscita del petrolio e sta ora preparandosi a turare definitivamente il pozzo di valutazione con fanghi pesanti. L’Anp ha approvato il suo piano d’azione.

Certo che se il petrolio non viene da quel pozzo ma da una frattura nel fondale…

Su BrazzilMag la Chevron non è in grado di controllare la marea nera al largo del Brasile

Su Reuters la Chevron ammette che il suo pozzo possa aver contribuito alla marea nera

Sul Washington Post il Brasile indaga sull marea nera Chevron

Il comunicato stampa dell’Anp approvato il piano per contenere la perdita di petrolio

Su Offshore Technology il campo petrolifero di Frade

http://blogeko.iljournal.it/2011/frattura-nel-fondale-oceanico-marea-nera-fuori-controllo-al-largo-del-brasile/65078


Il cielo non mente. Brasile, la marea nera è 10 volte più copiosa delle cifre ufficiali

Ho appena finito di scrivere che la marea nera in corso in Brasile (il petrolio esce da una frattura apertasi sul fondale oceanico a 1200 metri di profondità probabilmente in seguito ad una trivellazione dellaChevron) presenta inquietanti somiglianze con la marea nera Bp di un anno fa nel Golfo del Messico.

Adesso vengono fuori altre duesomiglianze, frutto delle ricerche effettuate da Sky Truth, l’associazione ambientalista che ha sbugiardato a suo tempo le cifre ufficiali (e spudoratamente ribassiste) della marea nera nel Golfo del Messico. Quegli sbugiardamenti – giova ricordare – furono poi superati da una ancor più grave realtà dei fatti.

Prima somiglianza: le stime ufficiali mentono spudoratamente, il petrolio effettivamente sversato nella baia di Guanabara è oltre 10 volte più copioso. Sono 3.738 barili al giorno,non al massimo 330. La stima discende da calcoli effettuati sulla base di immagini satellitari: e il cielo non mente.

Seconda somiglianza: sapete chi stava trivellando il pozzo per la Chevron? Massì, proprio lei: Transocean, la società che gestiva la piattaforma Deepwater Horizon per la Bp.

Sky Truth è arrivata a Transocean vagliando i dati forniti dal Governo brasiliano a proposito della posizione delle piattaforme petrolifere operative. La piattaforma che stava scavando il pozzo legato alla marea nera al largo di Rio de Janeiro porta il nome di Sedco 706.

Per quanto riguarda l’effettiva quantità di petrolio riversatasi in mare, i calcoli di Sky Truth discendono da questa immagine ricavata dall’elaborazione di una foto scattata il 12 novembre dal satellite Aqua della Nasa.

 velo di greggio che parte dalla piattaforma Sedco 706 si estende per oltre 2.379chilometri quadrati, ha calcolato Sky Truth (163 chilometri quadrati secondo le cifre ufficiali).

Supponendo che lo strato di petrolio abbia uno spessore di un micron, significa che sul mare sono sparsi 14.954 barili di petrolio.

Il petrolio ha cominciato ad apparire in superficie a mezzogiorno dell’8 novembre. Se ne ricava, scrive Sky Truth, che il petrolio sale in superficie (o meglio: che il petrolio fino al 12 novembre è salito in superficie) al ritmo di almeno 3.738 barili al giorno. Altro che i 330 barili al massimo delle cifre ufficiali.

Su Sky Truth marea nera Chevron in Brasile 10 volte più copiosa delle cifre ufficiali?

Via No all’Italia petrolizzata

Foto Rainforest Action Network

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