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Frattura nel fondale oceanico. Marea nera fuori controllo al largo del BrasileProbabile frattura nella roccia del fondale oceanico, che si trova a 1.200 metri di profondità: nientemeno. E’ la diagnosi formulata dalle autorità a proposito della marea nera che ha coperto circa 163 chilometri quadrati della baia di Guanabara, nel Brasile sud orientale e che – al momento – non si riesce a bloccare.
Molti aspetti di questa vicenda richiamano alla mente la marea nera nel Golfo del Messico, l’anno scorso: a cominciare dall’abitudine di ravanare nei posti più assurdi per cercare il petrolio. Del resto, quello facile da estrarre è stato già estratto.
Inoltre, come nel caso del Golfo del Messico, il petrolio non viene da un pozzo produttivo: è collegato piuttosto ad una trivellazione preparatoria ed esplorativa.
Sta uscendo in mare al ritmo ufficiale di 200-330 barili al giorno: e anche nel caso del Golfo del Messico all’inizio circolavano cifre così modeste.
Il petrolio ha cominciato ad affiorare giovedì, in corrispondenza del campo petrolifero di Frade, al largo della costa su cui si affaccia l’area metropolitana di Rio de Janeiro.
A Frade opera la Chevron. La società ha provveduto (invano) a fermare la trivellazione di un pozzo di valutazione; continua comunque l’estrazione del petrolio dagli altri pozzi non collegati all’incidente.
Ancora la Chevron ha mandato sott’acqua un robot che ha individuato le perdite dal fondale e ora sta dispiegando un arsenale di navi per contenere i danni.
L’agenzia statale brasiliana Anp, che sovrintende alla produzione di petrolio, gas e biocombustibili, dice che verosimilmente la trivellazione del pozzo di valutazione effettuata dalla Chevron ha fatto aumentare la pressione nell’area, provocando la frattura della roccia da cui ora esce il petrolio.
La Chevron ammette che la sua trivellazione possa aver contribuito alla fuoriuscita del petrolio e sta ora preparandosi a turare definitivamente il pozzo di valutazione con fanghi pesanti. L’Anp ha approvato il suo piano d’azione.
Certo che se il petrolio non viene da quel pozzo ma da una frattura nel fondale…
Su BrazzilMag la Chevron non è in grado di controllare la marea nera al largo del Brasile
Su Reuters la Chevron ammette che il suo pozzo possa aver contribuito alla marea nera
Sul Washington Post il Brasile indaga sull marea nera Chevron
Il comunicato stampa dell’Anp approvato il piano per contenere la perdita di petrolio
Su Offshore Technology il campo petrolifero di Frade
http://blogeko.iljournal.it/2011/frattura-nel-fondale-oceanico-marea-nera-fuori-controllo-al-largo-del-brasile/65078Il cielo non mente. Brasile, la marea nera è 10 volte più copiosa delle cifre ufficialiHo appena finito di scrivere che la marea nera in corso in Brasile (il petrolio esce da una frattura apertasi sul fondale oceanico a 1200 metri di profondità probabilmente in seguito ad una trivellazione dellaChevron) presenta inquietanti somiglianze con la marea nera Bp di un anno fa nel Golfo del Messico.
Adesso vengono fuori altre duesomiglianze, frutto delle ricerche effettuate da Sky Truth, l’associazione ambientalista che ha sbugiardato a suo tempo le cifre ufficiali (e spudoratamente ribassiste) della marea nera nel Golfo del Messico. Quegli sbugiardamenti – giova ricordare – furono poi superati da una ancor più grave realtà dei fatti.
Prima somiglianza: le stime ufficiali mentono spudoratamente, il petrolio effettivamente sversato nella baia di Guanabara è oltre 10 volte più copioso. Sono 3.738 barili al giorno,non al massimo 330. La stima discende da calcoli effettuati sulla base di immagini satellitari: e il cielo non mente.
Seconda somiglianza: sapete chi stava trivellando il pozzo per la Chevron? Massì, proprio lei: Transocean, la società che gestiva la piattaforma Deepwater Horizon per la Bp.
Sky Truth è arrivata a Transocean vagliando i dati forniti dal Governo brasiliano a proposito della posizione delle piattaforme petrolifere operative. La piattaforma che stava scavando il pozzo legato alla marea nera al largo di Rio de Janeiro porta il nome di Sedco 706.
Per quanto riguarda l’effettiva quantità di petrolio riversatasi in mare, i calcoli di Sky Truth discendono da questa immagine ricavata dall’elaborazione di una foto scattata il 12 novembre dal satellite Aqua della Nasa.
velo di greggio che parte dalla piattaforma Sedco 706 si estende per oltre 2.379chilometri quadrati, ha calcolato Sky Truth (163 chilometri quadrati secondo le cifre ufficiali).
Supponendo che lo strato di petrolio abbia uno spessore di un micron, significa che sul mare sono sparsi 14.954 barili di petrolio.
Il petrolio ha cominciato ad apparire in superficie a mezzogiorno dell’8 novembre. Se ne ricava, scrive Sky Truth, che il petrolio sale in superficie (o meglio: che il petrolio fino al 12 novembre è salito in superficie) al ritmo di almeno 3.738 barili al giorno. Altro che i 330 barili al massimo delle cifre ufficiali.
Su Sky Truth marea nera Chevron in Brasile 10 volte più copiosa delle cifre ufficiali?
Via No all’Italia petrolizzata
Foto Rainforest Action Network
http://cogitoergo.it/?p=8980